Coronavirus, a Palermo primo assalto al supermercato: "Dobbiamo mangiare, combattiamo lo Stato"
Scene da apocalisse, da film post-nucleare, nei giorni del coronavirus: ecco il primo assalto a un supermercato. Un assalto pianificato dopo l'apertura di un gruppo Facebook, "Noi", che nel giro di 24 ore ha raccolto 585 iscritti. Siamo a Palermo. Il gruppo inneggia alla rivolta: "Basta stare a casa, dobbiamo mangiare". Lo slogan del fantomatico gruppo, così come rivela l'Ansa, è "recupereresti lo que nos quitas". Sulla bacheca frasi quali: "Dobbiamo rompere tutti i supermercati. E se vengono gli sbirri...". Il tema è ricorrente. Infatti si legge ancora: "Per farci sentire dobbiamo razziare i supermercati, come fanno in Siria e in Spagna, la protesta vera e propria è questa, cosi' capiscono a cosa siamo arrivati". E un altro: "Allora ragazzi avevo detto ieri sera, il problema c'e' da subito: i bambini devono mangiare".
Così, si è passati dalle parole ai fatti. Il tutto nel pomeriggio di giovedì 26 marzo, quando una ventina di persone ha assaltato la Lidl in viale Regione siciliana, uno dei supermarket più grandi e frequentati del capoluogo. Dopo essere entrati hanno riempito i carrelli, hanno raggiunto le casse e hanno provato a forzarle al grido di "non abbiamo soldi" e "non vogliamo pagare". Immediata la telefonata dei dipendenti della struttura a polizia e carabinieri, mentre all'esterno scoppiava il caos tra le persone in fila a un metro l'una dall'altra e in attesa di poter entrare. Un caos che è durato ore, mentre in città - riferisce sempre Ansa - si spargeva la voce di furgoni che trasportavano derrate alimentari rapinati da bande.
Fare la spesa al supermercato (senza venire contagiati): guida agli acquisti in quarantena
Il fatto è che il fenomeno non è isolato: stanno fiorendo simili gruppi su Facebook, dove si raccolgono persone che si dicono esasperate dalla quarantena. "Io non aspetto aprile, sono senza un euro, la mia famiglia deve mangiare. Perciò senza fare le pecore, scendiamo in piazza e pretendiamo i nostri diritti. Non facciamo chiacchiere, che fanno acidità. Chi fa la pecora e non scende in piazza, per me fa parte dello Stato, senza offesa per nessuno", si legge. E ancora: "A casa ci possono stare quelli che hanno lo stipendio fisso, se noi dobbiamo stare chiusi lo Stato ci deve portare il cibo e deve pagare gli affitti, non siamo Cristiano Ronaldo: qui tre quarti di italiani lavora in nero. Ribellatevi". Segnali pesantissimi: la situazione, qui, sta sfuggendo di mano.