Frontiere chiuse
Coronavirus, Italia e Slovenia sembrano in guerra: militari al confine, frontiere chiuse
Se non fosse che le ragioni sono tutt'altre si direbbe che Italia e Slovenia siano sull'orlo di una guerra. Dopo la chiusura nei giorni scorsi delle frontiere da parte di Lubiana con tanto di massi accatastati sulle strade per non far passare i veicoli nei valichi secondari, Roma ha inviato alla stessa frontiera un centinaio di soldati. Ovviamente il motivo è il contenimento dell'epidemia di Coronavirus, la Slovenia ha cercato così di evitare che il contagio dilagasse anche nel proprio territorio.
Ma non solo, i soldati l'Italia li ha inviati anche per fermare gli immigrati clandestini che potrebbero approfittare della situazione, oltre che per potenziare i controlli al fine di far rispettare le limitazioni alla circolazione delle persone imposte dall'emergenza coronavirus. Ai confini con l'Austria la situazione sembra invece stia lentamente tornando alla quasi normalità, nei limiti dell'emergenza e dei controlli previsti. Le code registrate la scorsa settimana al valico del Brennero si sono diradate sebbene proprio ieri si sia registrato un incidente tra due tir che ne ha provocate altre sullo stesso tratto autostradale.
Proseguono però i rallentamenti per i controlli, il che, secondo Paolo Uggè, presidente della Federazione Autotrasportatori Italiani, è un problema di non poco conto in quanto costringe gli autotrasportatori a prolungare gli orari di lavoro oltre i tempi consentiti con conseguenti problemi di stanchezza. Niente comunque rispetto a ciò che si sta verificando in altre frontiere dopo la sospensione di Schengen da parte di alcuni Paesi europei e dopo la decisione di Bruxelles di chiudere i confini esterni all'Unione Europea per 30 giorni.
La situazione più drammatica è quella che si è venuta a creare al confine tra la Polonia e la Germania dopo che entrambi i Paesi hanno chiuso la libera circolazione e imposto controlli. Al confine di Jedrzychowice la coda formatasi tra lunedì e martedì dal lato tedesco ha continuato ad allungarsi ieri fino ad arrivare a Burkau, a 60 km dalla frontiera, minacciando perfino di arrivare a Dresda nella giornata odierna. L'ingorgo ha provocato un massiccio intervento della Croce Rossa che ha definito la situazione da «crisi umanitaria». Durante la notte, che da quelle parti è ancora piuttosto fredda, un centinaio di volontari ha portato acqua, cibo e coperte ai disgraziati in fila. Nelle macchine rimaste nell'ingorgo anche 24 ore di fila intere perlopiù famiglie di polacchi in fuga dal virus.