Il caso

Delitto Yara, dai verbali secretati di Bossetti nuovi possibili scenari

Difficile non pensare che oggi Yara Gambirasio sarebbe una splendida giovane ragazza di ventitré anni se, quella maledetta sera del 26 novembre del 2010, non avesse incontrato la furia omicida di una persona. Per la legge italiana, con una sentenza passata in giudicato, quella persona che spezzò le ali della speranza di Yara Massimo Giuseppe Bossetti, muratore di Mapello, che dal 16 giugno 2014 è rinchiuso in carcere; prima in attesa di giudizio, poi dal 13 ottobre del 2018 in via definitiva. Tutto parrebbe davvero concluso se, ad alcuni dubbi mai fugati non si aggiungessero i verbali degli interrogatori durante il processo di primo grado che sono stati resi pubblici solo dopo la sentenza della Cassazione in quanto prima erano stati segretari. Lo scrive Giovanni Terzi sul Tempo in edicola martedì 9 marzo. Il tema è quello relativo al Dna, riferibile ad Ignoto 1 e trovato sul corpo della povera Yara. In questi mesi la corte d'assise d'Appello di Bergamo ha consentito alla difesa di visionare per la prima volta i reperti Questo fatto è importante, direi decisivo, per Bossetti e la sua difesa che da sempre hanno ipotizzato un errore nell'attribuire a Bossetti il Dna di Ignoto 1. Stupore nel vedere la traccia di Dna evidenziata dai Ris (Carabinieri ) di così ottima qualità al contrario di quelle trovate in giro per il corpo di Yara. La qualità è talmente ottima da farlo sembrare un tampone salivare. Inoltre è ottima la qualità del DNA di ignoto 1 considerando quanti gelate e disgelate c'erano state in 3 mesi in cui il corpo di Yara era stato lasciato nel campo di Chignolo d'isola. Qualche domanda queste dichiarazioni le pongono. Innanzitutto perché secretarle? Inoltre se per quantità e qualità il Dna di Ignoto 1 era eccellente perché non consentire da subito una controperizia da parte dei suoi difensori? Per concludere chiedendo il perché proprio quel reperto di Dna era perfetto mentre gli altri (più di 100) no? A tutto questo si aggiungono altre criticità mai spiegate. In primo luogo il movente. 

 

 

Ad oggi, anche in sentenza, si parla di un movente di natura sessuale seppur nessun segno di violenza sessuale sia stata trovata sul corpo di Yara. Bossetti stato arrestato quattro anni dopo l'omicidio e si è riscontrato che mai aveva messo in atto alcun tipo di violenza nella sua vita, tanto meno sessuale. Bossetti non conosceva Yara, né i parenti di Yara, mai l'aveva contattata sui social e mai era entrato in contattato con qualcuno di riferibile a Yara. Quindi si accusa di un movente sessuale chi, a parte aver guardato qualche film hard e non di carattere pedo pornografico, non ha mai dimostrato di avere avuto, in più di 40 anni di vita, alcun atteggiamento censurabile.  Altro elemento importante è la dinamica. Partiamo dall'assunto che Yara era una brava ragazzina, timida e riservata che giocava ancora con «Hello Kitty» e che mai si sarebbe avvicinata ad uno sconosciuto e men che meno sarebbe salita su una macchina o furgone che sia. Ecco quindi che Ignoto 1 dovrebbe averla rapita con violenza e trascinata via, ma anche qui due dubbi: il primo come mai la Procura non parla mai di «sequestro di persona» e la seconda è mai possibile che un uomo scenda dal furgone alle 18,30 di sera davanti a molte persone (118.000 utenze diverse sono state intercettate tra le 18 e le 20 in quella zona) senza che qualcuno notasse quanto meno una stranezza? Infine quel Dna di Ignoto 1 non risulta essere completo in quanto contiene solo una parte, quella nucleare e non quella mitocondriale e da qui la domanda se, la comunità scientifica, ritenga possibile che l'identificazione di una persona possa avvenire attraverso il Dna nucleare pur in presenza di una ingiustificata assenza del corrispondente mitocondriale? In sintesi esiste solo la traccia di Dna nucleare, per l'accusa riconducibile a Bossetti, ma quella mitocondriale no o, quantomeno se c'è questa è riconducibile ad altri soggetti diversi dal muratore bergamasco. Considerate poi che il famoso furgone bianco in sentenza si dice che è «compatibile» ma non «uguale» a quello di Bossetti. Prendete poi le celle telefoniche dove dalle 17,45 del giorno del rapimento di Yara ll cellulare di Bossetti risulta essere spento e a casa sua.  Anche Roberto Saviano pochi mesi or sono aveva dichiarato: "Il padre di Yara ha lavorato per la Lop av, un'azienda di proprietà dei figli di Pasquale Locatelli, super boss del narcotraffico, che aveva anche un appalto nel cantiere di Mapello". "Inoltre, alla festa della Lopav parteciparono tre magistrati della procura di Bergamo" - contesta ancora Roberto Saviano - Mi sembra inquietante che non si sia indagato in quella direzione".