La Libia fa la voce grossa

Michelangelo Bonessa

 I libici fanno la voce grossa. Non vogliono pescherecciitaliani nelle loro acque e nel dirlo avvertono che sono pronti ad applicare lesanzioni previste per legge. Nel comunicato dell'Ambasciata, diffuso attraversol'agenzia Jana, Tripoli rende noto agli “operatori italiani del settore e dellerelative associazioni di categoria l'evidente carattere eccezionale delleprocedure umanitaristiche” con cui la Libia “ha gestito la questione negli annipassati”. Ed enumera le sanzioni che saranno comminate “alle imbarcazioni chesaranno in futuro colte ad esercitare attività di pesca all'interno delle acquesotto la sovranità libica in violazione delle norme vigenti in Libia”. Neldocumento si sottolinea che le “eccellenti relazioni” tra Italia e Libia,rafforzate dal Trattato di amicizia, Partenariato e Cooperazione firmato il 30agosto 2008, “hanno fino a questo momento indotto le Autorità competenti dellaGran Giamahiria a gestire le violazioni relative all'esercizio delle attivitàdi pesca da parte di battelli italiani colti nelle acque sotto la sovranitàlibica”. L'ultimo caso, ricorda il comunicato, è quello dei duemotopescherecci 'Monastir' e 'Tulipanò, fermati il 22 luglio e rilasciati il 4agosto. Il documento fa inoltre riferimento alla «storica» visita in Italia delleader libico Muammar Gheddafi, nel corso della quale, tra l'altro, è statofirmato un Memorandum d'intesa sulla Cooperazione nel settore delle Risorsemarine che ha stabilito i «termini generali» della collaborazione bilaterale eha previsto, in particolare, l'elaborazione di specifiche intese sull'eserciziodelle attività economiche, incluse le relative procedure di autorizzazione esui siti ove esercitare le attività previste.