L'inchiesta/ Bologna

Albina Perri

Qualche tempo fa a Bologna, un tunisino è morto in pieno centro, dietro al museo di arte contemporanea. Lo ha ucciso un connazionale che non voleva rendergli uno scaldavivande da cinque euro. Bologna la grassa, Bologna la rossa, è ormai ostaggio di se stessa e del suo buonismo: parchi e strade chiuse al traffico sono terreno incontrastato di punkabbestia, no global dei rave party, immigrati clandestini, studenti sfaccendati che sballano nei centri sociali. Il sindaco Cofferati ha preso qualche misura, è perfino stato accusato di essere uno sceriffo, ma la situazione resta fuori controllo. I cittadini sono esasperati, stanchi di rischiare la pelle ogni volta che decidono di uscire la sera. Noi di Libero-news siamo andati a fare un giro in città. Ne è nata un'inchiesta a puntate. Questa è la prima, aspettiamo i vostri commenti.   “Ti porto a fare un sopralluogo, poi se stasera ripassi per queste parti, vedrai come cambiano le cose”. Vittorio è uno che si nota, ben piantato per terra. Cominciamo a camminare sotto i portici di via Rizzoli, e ci viene incontro un ragazzo laureato da poco. Porta sulla testa la ghirlanda, per il resto è vestito da Gesù Cristo, con una specie di croce che si porta sulle spalle. Si lamenta della gran fatica, dietro un gruppo di amici lo prende in giro e si immedesima nella parte dei soldati romani in questa strana via crucis. “Di queste cose ne vedi per Bologna. D’accordo essere goliardici, ma così sei proprio un coglione”, fa Vittorio mentre spiega che in parecchi sono andati a lamentarsi dal rettore per mettere un freno a scene del genere. Via Zamboni: la via dell’università. E da lì in piazza Verdi: “Tutto tranquillo ora, ma di sera è un gran casino”, mi avverte mentre si accende una sigaretta. Raggiungiamo piazza Aldrovandi attraverso via Petroni. Il tempo di percorrere strada Maggiore, di raggiungere la galleria Cavour e Vittorio dice: “Questa è un po’ il ‘salotto’ di Bologna. E se tu pensi che dietro l’angolo ci sono tutti quelli che rompono tutta notte…”. La notte a Bologna, in piazza Maggiore, ci sono le stelle del cinema sul maxischermo per tutto il mese di luglio. Ma non sono loro i padroni della scena. Stavolta sono Leo e Marco a fare da guide. Il primo è un signore di mezza età, della Lega (“Ma ero del Pci, solo che hanno sbagliato tutto questi”), mentre Marco è un universitario, studia legge e pure lui si dà da fare per il partito di Bossi. Prima di incontrarli in via Belle arti, un extracomunitario mi avvicina e chiede se voglio del fumo. Non c’è male come inizio. Marco e Leo mi presentano la signora Annamaria, che da anni e anni manda avanti una trattoria nella via. “Li vedo ubriachi con la birra in mano”, dice la signora riferendosi ai balordi e ai punkabbestia, “a volte qualche cosa da mangiare gliela do io, però attaccano lite con tutti qui. E il sindaco pedonalizza tutto, così per noi che abbiamo attività le cose vanno molto male”. La pedonalizzazione di via Belle arti è scattato il 15 maggio e rientra nella campagna anti-smog del comune che riguarda tutto il centro storico di Bologna. Marco precisa che sono 350 le attività commerciali solo in questa via e che sono state raccolte 3.500 firme di protesta. Inutilmente. I mezzi pubblici sono pochi, le strutture vecchie, la disorganizzazione all’ordine del giorno e a risentirne non sono solo i commercianti che perdono clienti, ma anche gli abitanti perché si fanno spazio, indisturbati, gli studenti che riempiono le strade tutta notte. Come spesso accade, a loro si uniscono barboni, collettivi ed altra gente dei centri sociali. “Ci sono tra gli 80.000 e i 90.000 studenti a Bologna. C’è chi studia, ma ci sono soprattutto quelli che non fanno niente, poi i collettivi e i centro sociali che danno appuntamento e tutti questi che girano con i cani che pisciano ovunque” dice Leo. “Ormai questo la sera diventa un campus interno alla città non appena arriva la bella stagione e non si sta più tranquilli”. Parla di un vecchio progetto di un centro universitario fuori dal centro, per facilitare le cose agli abitanti e pure agli studenti in termini di mezzi e servizi. Il progetto si sta riempiendo di polvere. Fazzolettini per terra, anche le ragazze non usano i bagni. Tutto è cambiato con la calata del sole. In via Verdi c’è un concerto e ressa attorno. Una sbronza con un bottiglia di birra in mano si lascia cadere. Ragazzi si passano le cartine. Piazza Aldrovandi: una traccia di sangue sull’angolo di una abitazione per lo scontro tra immigrati. Muri scritti e sporco che si ammassa dove ci sono negozi di frutta e verdura. L’atmosfera è strana. Zone buie con delle ombre che si muovono per non farsi notare. Via Gerusalemme, dove abita Romano Prodi. Passa un ragazzo con un cane. Si fermano in mezzo alla stradina, l’animale fai i suoi bisogni e ripartono come se niente fosse. La coppia di poliziotti in fondo alla strada, che è tenuta a presidiare la casa dell’ex presidente del Consiglio, non è autorizzata ad agire. Poliziotti e carabinieri anche in piazza Santo Stefano. Quella che alla luce del giorno è una degli angoli più belli di Bologna, la notte non ha padroni se non quelli che si sistemano per terra. “Questa è una piazza che potrebbe essere illuminata a giorno. Ma perché non lo fanno?”, si domanda Marco mentre parla di un folto gruppo di ragazzi che sta sdraiato sul terreno, di fronte ad una delle sette chiese che fanno da cornice a Santo Stefano. Suonano tamburi. “Chissà cosa stanno facendo là in mezzo… Solo che polizia e carabinieri non possono vedere”. Alcuni dei ragazzi hanno bicchieri pieni di birra di in mano. “C’è l’ordinanza per la quale dopo le dieci non puoi stare all’aperto con le bottiglie”, dice Marco. “Ma questo non impedisce di girare con quelle di plastica o con i bicchieri pieni”, aggiunge Leo. L’odore di piscio si sente in ogni angolo. Rasta, gente dagli sguardi imbastarditi da alcol e il resto, altri punkabbestia con i loro cani stesi per terra.  I locali, spesso quelli gestiti da extracomunitari, con la musica alta e il gran casino di voci dei clienti. “Non si dorme, come si fa a dormire?”. Le lancette dell’orologio continuano a scorrere. La mezzanotte è passata da un pezzo, ma la giornata per i guastatori notturni è solo all’inizio.