"Sì all'analisi preimpianto"

Silvia Tironi

Sconcerto, disapprovazione, aspre critiche epolemiche. Non è passata di certo inosservata e sotto silenzio la decisione deltribunale di Bologna, che ha detto sì all’analisi preimpianto dell’embrione,facendo saltare i paletti della legge sulla feconda­zione artificiale. Eimmediatamente piovono critiche e polemiche. L’ordinanza, deposi­tata duegiorni fa, aggiunge novità e rafforza, con una se­rie di chiarimenti, la senten­zadella Corte Costituzionale dello scorso marzo che in pra­tica aveva abbattuto ilimiti più invisi alla comunità scientifica. L’ordinanza, firmata da ChiaraGamberini, risponde a una coppia di Firenze che dopo aver messo al mondo unbambino affetto dalla distrofia di Du­chenne, trasmessa dalla ma­dre, si erarivolta al centro Tecno­bios di Bologna per avere un secondo figlio attraversola fecondazione assistita. Il centro aveva però dichiara­to di non poteranalizzare, per legge, l’embrione. I genitori lo scor­so luglio avevanopresentato un ricorso attraverso Gianni Baldini, esperto di biodiritto. Ora, l’ordinanzadel giudice bolognese stabilisce invece che le tecniche potranno esse­reutilizzate anche da coppie non sterili che hanno già avu­to bambini concepitiin modo naturale, ma che sono nati con gravi patologie di origine ge­netica. “Ildi­vieto di diagnosi preimpian­to pare irragionevole e incon­gruente colsistema normati­vo se posto in parallelo con la diffusa pratica della dia­gnosiprenatale, altrettanto invasiva del feto, rischiosa per la gravidanza, maperfet­tamente legittima”, si legge nella sentenza.. Questa procedura devedunque esse­re ritenuta “ammissibile co­me il diritto di abbandonare l’embrionemalato e di otte­nere il solo trasferimento di quello sano”. Un secco ‘no’ alla decisione del tribunale diBologna arriva a gran voce da Luca Volontè, parlamentare dell’Udc: “L'ordinanzaconferma che la sentenza della Corte Costituzionale del marzo scorso non era uncaso isolato. Assistiamo ad una deriva giurisdizionale in aperto contrasto conla legislazione italiana”. Secondo Volontè “i giudici non possono sostituirsial Parlamento né, in questo caso, al popolo italiano, che quattro anni fa, inoccasione del referendum, aveva confermato la bontà della legge 40. Il sottosegretarioalla Salute,Eugenia Roccella, presenti quanto prima le nuove linee-guida sullaprocreazione, che siamo pronti a sostenere”. Fortemente critico anche il Centrodi Bioetica dell'Università cattolica di Milano. Il direttore del centro, ilprofessor Adriano Pessina, ‘accusa’ lo stravolgimento della legge stessa: “Inun solo colpo viene vanificato il lungo dibattito che si è avuto nel Paese enel Parlamento, rendendo carta straccia tutte le riflessioni dedicate alleproblematiche etiche della generazione umana tese a garantire il riconoscimentoe il valore della vita embrionale, anche se malata". Con la decisione deltribunale di Bologna "queste tecniche cessano di essere pensate come 'terapie’in senso lato per la sterilità, e diventano mezzi per il 'controllo di qualita"dei figli generati in provetta e successivamente selezionati in base a criteridi salute. Niente di diverso rispetto all'eugenetica, se non il fatto che non èimposta dallo Stato”. Sconcertata, infine, si è detta il Sottosegretarioalla Salute Eugenia Roccella, la quale parla di invasione di campo da partedella magistratura nella volontà popolare. “Si tratta di un vero e propriotentativo di riscrittura della Legge 40”, ha detto la Roccella, “perché lasentenza del Tribunale di Bologna non ha nessun collegamento con la sentenzadella Corte Costituzionale che dichiarava illegittima la 40. Al di là dellequestioni etiche o non etiche qui la magistratura non ha dato una suainterpretazione della legge, ma ha tentato di riscriverla. Ed è una riscrittura- ha concluso - che dimostra che le decisioni del Parlamento non sono tenute inconsiderazione. Ora aspettiamo le motivazioni della sentenza e poi vedremo comemuoverci”.