L'autoreggente Franceschini

Albina Perri

Si sente il salvatore della patria. O meglio, del partito. Per questo Dario Franceschini ha deciso di ricandidarsi come leader del Pd. "Mi candido per portare il Pd nel futuro, per non tornare indietro": così  Franceschini annuncia la sua candidatura alla leadership del partito in vista del congresso di ottobre. IE lo fa attraverso un video messaggio, pubblicato sul suo sito www.dariofranceschini.it. La presa di posizione è netta: "Non posso riconsegnare il partito a quelli che c'erano prima di me, molto prima di me - spiega Franceschini -. Non farò nessun accordo di palazzo, nessuno scambio tra big nazionali. La mia proposta politico-programmatica sarà offerta direttamente alla base". Il segretario attacca: "Avevo detto che il mio lavoro sarebbe finito a ottobre e pensavo di passare il testimone alle nuove generazioni. In questi giorni, però, ho visto riemergere molti errori con l'emergere di protagonismi e della litigiosità». Per questo, sostiene, «non mi sento di tradire gli impegni che avevo preso e mi candido". "Ascolterò - ha proseguito Franceschini - chi ha avuto ruoli di responsabilità nel governo e in politica dal '96 ad oggi ma ho intenzione di investire in una nuova squadra di donne e uomini cresciuti nella militanza: sindaci, amministratori, segretari locali, coordinatori di circolo. Fuori da ogni vecchio schema, fuori da ogni superata appartenenza''. La nuova squadra - Franceschini annuncia una nuova squadra e una "nuova alleanza". Dobbiamo cominciare a lavorare con pazienza e con tenacia per costruire una nuova alleanza non solo per battere la destra ma anche per governare in modo efficace". Se l'alleanza cui fa riferimento Franceschini sembra più quella in seno al partito che all'esterno, immediata è stata comunque la replica del capogruppo dell'Idv alla Camera, Massimo Donadi: "L'Italia dei Valori è disponibile a costruire alleanze senza pregiudizi su un programma condiviso che preveda ai primi punti le nostre priorità, ovvero, la tutela del mondo del lavoro, una forte moralizzazione della politica e la lotta a sprechi e privilegi. Chiunque è disponibile ad impegnarsi su questi punti sarà nostro alleato".  Il Pd, aggiunge ancora il segretario in carica, deve prima di tutto "fare il bene del Paese anche stando all'opposizione», contrastando, se sbagliate, le misure del governo ma anche «pronto a confrontarsi nella chiarezza delle idee e dei ruoli". E sulla squadra: "Ascolterò chi ha avuto ruoli di responsabilità nel governo e in politica dal '96 ad oggi ma ho intenzione di investire in una nuova squadra di donne e uomini cresciuti nella militanza: sindaci, amministratori, segretari locali, coordinatori di circolo. Fuori da ogni vecchio schema, fuori da ogni superata appartenenza".