Il caso

La Lucarelli: L’innocenza dei leggings

Ignazio Stagno

Nicole Minetti si è presentata per mesi e mesi nella sede della Regione Lombardia con leggings che non lasciavano spazio all’immaginazione e neppure molto alle sue nobili chiappe e nessuno ha mai detto nulla. Una ragazzina va a scuola con i leggings e si becca una nota. È davvero uno strano paese, l’Italia. Il fattaccio è accaduto in un istituto alberghiero di Genova, il Marco Polo. Secondo la versione del preside, la giovane scostumata, che si è poi lamentata della nota su Facebook, quella mattina, davanti all’armadio, avrebbe commesso un grave errore di abbinamento: non leggings più maglione lungo come da regolamento scolastico, ma leggings più maglione corto. E siccome una professoressa s’è accorta del grave affronto a regolamento e comune senso del pudore, ha pensato bene di punirla. La ragazza è stata sfortunata: fosse stato un professore, ad accorgersene, probabilmente le avrebbe consegnato il diploma ad honorem.  Ora, io non so bene perché il leggings senza una palandrana abbinata faccia tanta paura in quella scuola, certo è che per esprimere un giudizio definitivo sulla faccenda, dovremmo avere qualche elemento in più: com’era questa ragazza? Che tipo di leggings portava? A quali scarpe li aveva abbinati? Perché per certi versi il preside ha anche ragione. Urge eccome un regolamento sull’utilizzo dei leggings e non solo nell’istituto alberghiero Marco Polo, ma nel mondo. È però discriminatoria l’idea che si applichi a casaccio e con la scarna motivazione “li aveva abbinati a un maglione corto”.   Eh no, non è questo il punto, Signor Preside. Vuole un regolamento lucido e completo sull’utilizzo oculato dei leggings? Eccolo qui: a) i leggings, in quanto leggings, non sono né eccessivi, né sobri. I leggings sono la persona che li indossa, tant’è che ne hanno fatto la storia due personaggi decisamente all’opposto: Audrey Hepburn e Madonna. E sa quale delle due indossava i leggings sempre con la maglia corta? La Hepburn. Che spesso, addirittura, infilava direttamente la maglia dentro ai leggings. Per la storia, Audrey è ancora oggi un’icona di stile e invece, nella sua scuola, se ne tornerebbe a casa con una nota sul diario perché con un look poco decoroso. Non la trova una faccenda curiosa? b) Esiste un detto: “Ci sono tre cose al mondo che non mentono mai: i bambini, gli ubriachi e i leggings”. Ed è sacrosanto. I leggings non sono dei pantaloni. Sono delle radiografie. Sotto a un paio di jeans puoi nascondere avvallamenti, cuscinetti, cellulite e talvolta pure la tua reale identità sessuale. Con un leggings addosso, non hai scampo. Se hai un brufolo sul polpaccio, in controluce si vede. Se hai il ginocchio di Gattuso nel bel mezzo di un versamento post-traumatico si vede. Se hai dei cuscinetti sull’esterno coscia che non si capisce se siano culotte de cheval o delle t-shirt arrotolate nelle tasche, si vedranno. Se hai la caviglia col diametro di una colonna corinzia si vedrà. Se fino a due giorni fa ti chiamavano Ugo, figuriamoci. In compenso, se hai il fisico, i leggings ti valorizzano al massimo. La Satta, per dire, se li mette pure per sbrinare il frigorifero. Belen, coi soli leggings, potrebbe tentare la scalata in Rcs. Gisele Bundchen, in leggings, è qualcosa di più vicino a Dio della cupola di San Pietro. Quindi Signor Preside, la domanda è: com’era questa ragazza coi leggings? Perché il regolamento dovrebbe dire questo: col maglione corto è lecito, ma prima di uscire di casa fatevi dire dai muratori del cantiere di fronte se è il caso. c) L’idea di includere nel regolamento delle indicazioni sull’abbinamento era arguta, ma il problema non sono tanto le magliette da mettere sopra i leggings, quanto le scarpe da abbinargli sotto. Nel caso in cui l’abbinamento sia ballerine&leggings io per esempio sarei per prevedere delle punizioni molto più severe di una semplice nota. La ballerina sformata su caviglia gonfia che sbuca dal leggings corto a metà polpaccio, io per esempio, signor Preside, la punirei con l’espulsione. Ma non dalla scuola. Dal paese. d) Signor preside, mi dia retta, si porti avanti. Lei forse non lo sa, ma da poco sono usciti i meggings, ovvero la versione maschile dei leggings. Che poi “la versione maschile” è dicitura fin troppo generosa, visto che un uomo che decida di indossare i meggings è vicino al concetto di maschio quanto Raffaella Fico a quello di spiccata pudicizia. Nel regolamento preveda punizioni serie per i maschi che decidano di indossare i meggings, la prego. È stata già dura per noi donne rassegnarci agli skinny e uscire con uomini bassi e tarchiati convinti, in skinny, di assomigliare a Mika mentre parevano una Moka da sedici e ora ci toccano anche i meggings. È davvero troppo.  E infine, Signor Preside, alla luce di tutto quello che è accaduto nelle scuole nell’ultima settimana, tra bulli, bulle, suicidi e insegnanti che non si accorgono di niente, mi dia retta: io lo so che certi leggings non sono proprio sinonimi d’eleganza e che spesso basta che una ragazza si giri e sappiamo pure di che colore sono le sue mutande, ma quando i ragazzi voltano loro le spalle, gli insegnanti farebbero bene a preoccuparsi meno di quello che si vede attraverso i loro leggings e più di quello che fanno davanti alle scuole. di Selvaggia Lucarelli