La mannaia
La Corte dei Conti: "Rai, tagli o bilancio compromesso"
Il canone non basta per coprire i costi del servizio pubblico . La Rai deve "attivare ogni misura organizzativa, di processo e gestionale, idonea ad eliminare inefficienze e sprechi o si rischia di compromettere la propria solidità patrimoniale”. Ad affermarlo è la Corte dei conti nella relazione sulla gestione finanziaria della Rai nel biennio 2011-12 che ha evidenziato un "segnale preoccupante per la situazione economico-patrimoniale e finanziaria della Societa' di proprieta' pubblica" a seguito di uno sbilancio negativo tra ricavi e costi della produzione di 23,3 milioni di euro nel 2011 e di 215 milioni nel 2012. I motivi del bilancio negativo - A rendere il bilancio negativo sarebbe stato il calo della pubblicità, passata dai 942 milioni di euro del 2010 ai 647 milioni del 2012, le crescenti dimensioni dell'evasione della tariffa del canone, stimata nel biennio nell'ordine del 27% circa, superiore per quasi 19 punti percentuali rispetto alla media europee. Infine, si aggiungono anche le eccessive spese per il Festival di Sanremo, dove edizioni più spendaccione sono state quelle di Morandi e della Clerici, e per le fiction mandate in onda. Il totale buco è di 346 milioni. Lo Stato debitore - La risposta della Rai non si è fatta attendere. Anche se solitamente è lo Stato a batter cassa, dal 2005, l’azienda di viale Mazzini reclama 2,3 miliardi che dovrebbe avere dallo Stato. In questi anni per sopravvivere, la Rai non ha ridotto le spese, ma ha chiesto a più riprese al Ministero dello sviluppo economico quei 2,3 miliardi di euro di arretrati, pari agli extra-costi generati per garantire i servizi di base. Un buco che si è via via allargato negli anni: dal 2005, anno in cui la società per legge ha dovuto avere una gestione separata tra servizio pubblico e attività privata, fino ad oggi. Separazione dovuta a seguito dell’imposizione dell’Unione europea di pagare con i proventi del canone tutto ciò che viene mandato in onda. La corte conclude - Sebbene l'esito della gestione del 2011 sia stato in generale positivo, si deve rappresentare che la Rai "non ha ancora perfezionato un rigoroso piano di razionalizzazione e contenimento dei costi, tanto piu' necessario avuto riguardo ai negativi risultati delle gestioni precedenti e del 2012". In sintesi, "e' mancata una manovra che potesse consentire di contrastare il sensibile calo dei ricavi, riducendo drasticamente e razionalmente i costi della gestione". La corte ribadisce anche “la decisiva necessità che l’azienda attivi comunque ogni misura organizzativa, di processo e gestionale, idonea ad eliminare inefficienze e sprechi, proseguendo, laddove possibile e conveniente, nel percorso di internalizzazione delle attività e concentrando gli impegni finanziari sulle priorità effettivamente strategiche”.