In tribunale

Marrazzo, la trans Natalì: "Veniva da me solo per parlare"

Andrea Tempestini

Gli avvocati la chiamano "signor Vidal", ma lei è Natalì, il trans che era in compagnia dell'allora governatore del Lazio, Piero Marrazzo, nel giorno in cui i carabinieri fecero l'ormai celebre irruzione nell'appartamento di via Gradoli. Natalì ricorda: "Avevo avvertito Piero in più di un'occasione: guarda che c'è gente che ti vuole incastrare. I carabinieri gli giravano intorno da tempo". Il trans ricostruisce tutto ciò che accadde il 3 luglio del 2009 nell'aula del tribunale, e accusa più volte i carabinieri Carlo Tagliente e Nicola Testini, accusati dell'estorsione. Per Natalì gli avvenimenti di quella notte furono tutt'altro che casuali. L'irruzione e la droga - "Marrazzo - ha continuato rivolgendosi ai giudici della IX sezione penale - è una brava persona e non merita quello che gli hanno fatto. Ho sempre cercato di proteggerlo. Già prima di quel giorno lo avevo avvertito del fatto che lo volessero incastrare". La brasiliana ha poi aggiunto che in molti sapevano della possibile estorsione, nel quartiere i transessuali ne parlavano "perché Piero aveva soldi e loro volevano ricattarlo". Natalì ripercorre i minuti dell'irruzione. Si parla della droga: il trans spiega che avevano contattato il pusher per acquistare cocaina, ma lo spacciatore non era ancora arrivato. Dunque, sottolinea, la droga che si vede nel filmato girato dai due carabinieri che fecero irruzione non era loro. Sui 5mila euro in contati, Natalì spiega: "Piero me li aveva dati perché era un uomo generoso, mi voleva bene e voleva aiutarmi". "Niente sesso" - Il trans ricorda che quando i due carabinieri aprirono la porta, "mi buttarono sul divano. Piero si stava tirando su i pantaloni ma loro gli dissero di non farlo, che comandavano loro. Uno dei carabinieri - ha proseguito davanti ai giudici - chiese duecentomila euro in contanti e il suo numero di cellulare. Lui gli disse che non aveva quella cifra e gli diede il numero dell'ufficio in Regione. Non gli diede alcun assegno". Ma secondo le indagini, i carabinieri quei soldi li volevano. Così contattarono il presidente per ricattarlo. Sempre Natalì spiega: "Circa venti giorni dopo il blitz a casa mia, incontrai Tagliente. Mi chiese il numero di cellulare di Marrazzo. Mi prese il cellulare dalla borsa, ma lì non c'era. Il recapito lo tenevo solo in una rubrica. Da Marrazzo - ribadisce - volevano soldi". Infine il trans racconta le sue notti con l'ex governatore del Lazio, "che conosco dal 2002. Lui veniva da me per parlare, conversare, non per sesso. Quel giono era venuto per parlare, non c'era nulla di male a parlare seduti sul letto".