L'assoluzione non le basta

Amanda Knox scrive ai genitori di Meredith: "Nella mia lettera, parole di conforto"

Serena Cirini

"Amanda ci ha scritto ma non so se leggeremo la sua lettera". Stephanie Kercher non usa parole d'odio per rispondere alla presunta assassina di sua sorella. Alla rabbia, preferisce una razionale cautela: "Ci dovrei pensare, non lo so, ma oggi non la vorrei leggere, perché non sento adesso il bisogno di parlare con lei", dichiara in un'intervista al Corriere della sera. Sono passati più di sei anni dalla notte in cui Meredith è stata uccisa. Eppure, questo tempo non è bastato ad alleviare il dolore dei suoi familiari. La sofferenza si riaccende a ogni atto del processo che vede come imputati Amanda Knox e Raffaele Sollecito: "Dobbiamo resistere al sistema giudiziario italiano, vorremmo che tutto finisse. Il verdetto non sarà una rivincita".  Guarda la gallery con le foto La lettera di Amanda - La studentessa di Seattle non ha mai smesso di respingere le accuse e affermare la propria innocenza. La battaglia in tribunale, però, non le basta più. Ora, vuole il perdono dai genitori di Mez. Per questo, ha provato più volte a cercarli e a chiedere loro un incontro. Mamma e papà Kercher si sono sempre rifiutati di ascoltare le sue ragioni. La giovane statunitense, allora, ha deciso di affidare i suoi pensieri a una lettera ma è consapevole delle difficoltà: "Una mia comunicazione a loro, oggi, introddurrebbe molta ansia e sofferenza per la famiglia, anche se scrivo solo parole di conforto", ha spiegato nel corso di una conversazione su Skype con il giornalista Roberto Costantini. Stephanie, però, non sa se i suoi genitori vorranno leggerla e conclude con un affondo: "Colpevole o innocente, Amanda dovrebbe essere certa che i suoi familiari siano i primi a crederle, poi noi Kercher e tutti gli altri. Eppure mi sembra più preoccupata dei giornali e della tv".