Storie metropolitane
Spunta un monolite al Circo Massimo, un monumento all'insaputa del sindaco
La provocazione di Francesco Visalli è riuscita. La sua opera, un monolite di tre metri per tre da due mesi sta lì, nei giardinetti davanti al Circo Massimo in pieno centro di Roma senza autorizzazioni, né inspezioni neanche da parte del Primo Municipio, che ha sede a 150 metri. Riuscita perché l'obiettivo dell'artista era una riflessione sul disinteresse verso l’arte contemporanea e più in generale sulla tutela dei beni culturali della Capitale. Guarda le foto nella Gallery Il blitz - Nella notte tra il 24 e 25 dicembre, infatti, Visalli, come racconta il Corriere, arriva con un camion, devia il traffico con l'aiuto di collaboratori armati di segnaletica stradale e apposite luci, e pianta nell'aiula il suo capolavoro ispirato a Mondrian. Nessuno che si sia fermato a chiedere di vedere i permessi, nessuno che si fosse chiesto che cosa era quel monolite e perché stava lì. Almeno fino a lunedì scorso, quando il Tg5 manda in onda un servizio e parte la caccia all'autore del gesto. Vassalli, che ha investito 23 mila euro nell'impresa, ha scritto un comunicato dal titolo "Monumento al Circo Massimo all'insaputa del sindaco". "A due mesi dall’installazione", scrive Visalli, "il bilancio è drammatico: nessuna notifica all’artista, nessuna domanda, nessuna verifica sull’opera e neppure nessun controllo in termini si sicurezza. Nonostante le dimensioni decisamente evidenti, i colori accesi, la posizione centralissima e poco distante dagli uffici del Comune". Nessuno ha chiesto alcunché nemmeno durante i sopralluoghi delle tante forze dell’ordine prima del gran concerto di Capodanno, lì al Circo Massimo. Dice sconsolato l’artista: "Speravo che l’opera fosse ‘scoperta’ dopo pochi giorni. Con tristezza per Roma, vedo che ci sono voluti due lunghi mesi. La mia intenzione era dissacratoria, nel senso di voler violare uno spazio culturalmente sacro come quello". Street art - Da parte sua l'assessore alla Cultura della giunta Marino, Flavia Barca, si limita a constatare che "Roma è una città straordinariamente ricca di arte e cultura: e può capitare di passare di fronte a un’opera senza chiedersi il perché della collocazione. Vorrei cogliere l’aspetto positivo della provocazione, che è in qualche modo una forma di street art. La accoglieremo come capita anche con altre provocazioni, magari più accese".