Altro che tagli

Legge di stabilità, il governo Letta assume 5.000 statali

Giulio Bucchi

È dal lontano 2007 che i governi si sono impegnati, per tramite delle leggi Finanziarie che ora si chiamano leggi di Stabilità, a vietare nuove assunzioni nella pubblica amministrazione. L’apparato statale italiano, infatti, è tra i più costosi del Continente, pesa sul contribuente diciassette miliardi in più di quanto faccia quella francese, nazione che conta suppergiù lo stesso numero di abitanti. La riduzione del numero dei dipendenti non è soltanto una scelta, ma anche una necessità, la condizione minima per abbassare la pressione fiscale da record. Nel 2009 Giulio Tremonti aveva autorizzato l’assunzione di un dipendente per ogni cinque che andavano in pensione, avviando un rapido snellimento delle strutture. In tutti gli anni successivi i governi che si sono succeduti, compreso quello di Enrico Letta, hanno prorogato il blocco dei nuovi contratti. Soltanto lo scorso ottobre, infatti, per tramite di un decreto del ministro per la Pubblica amministrazione Gianpiero D’Alia (dl 101) si è confermato il blocco per i nuovi ingressi, salvo introdurre una - sacrosanta - deroga per i diversamente abili. Stupisce dunque che nella legge di Stabilità appena approvata dal Parlamento si trovino commi che autorizzano assunzioni massicce di lavoratori pubblici, e  che il governo scelga di assumere nuovo personale piuttosto che battersi per diminuire i costi, come ci si aspetterebbe in tempi di spending review.  I giudici fanno bingo - Lo stanziamento più oneroso per le nuove assunzioni nelle file della pubblica amministrazione riguarda i magistrati. Si tratta di 18,6 milioni di euro per il 2014, 25,3 milioni di euro per il 2015 e 31,2 milioni di euro per il 2016 che serviranno ad assumere e immettere in ruolo 330 togati, già vincitori di un concorso. Per finanziare la loro assunzione è stata aumentata una tassa: l’anticipazione sulle notificazioni civili è salita - dal 1 gennaio - da otto euro a ben venticinque. Costeranno ottocentomila euro all’anno per tre anni le assunzioni di tre procuratori presso l’Avvocatura dello Stato. Ma sempre al sistema giudiziario italiano finiranno - sotto forma di premi economici - quattordici milioni in due anni per «l’incentivazione del personale amministrativo» degli uffici giudiziari «che abbiano raggiunto gli obiettivi di performance».  L’ultimo studio della Ragioneria generale dello Stato - che si riferisce al 2011 - rivela che nel nostro Paese gli statali sono  tre milioni e duecentoquarantasettemila. Possibile che nessuno di questi sia in grado di lavorare all’ «impiego e al monitoraggio» sull’utilizzo «dei fondi strutturali dell’Unione europea»? Evidentemente Enrico Letta e i ministri pensano di no, se è vero che con la Legge di Stabilità si procede all’ «assunzione di 120 unità» per questo scopo. Per le casse dello Stato è un bel sacrificio: questi lavoratori costeranno sedici milioni e mezzo in tre anni. La stessa domanda (retorica) si potrebbe fare per il «monitoraggio dei costi standard». Per controllare la spese della pubblica amministrazione nelle Regioni, infatti, il governo ha scelto di assumere nuovo personale, destinando loro ben otto milioni di euro in due anni.  Cinquecentomila euro sono stati destinati invece per prorogare di un altro anno i contratti di lavoro a tempo determinato per un numero imprecisato di dipendenti per il Comune de L’Aquila e i centri limitrofi, quelli colpiti dal sisma. Migliaia di nuovi statali diventeranno “di ruolo” in Calabria, a Napoli e a Palermo. Il governo con la Legge di Stabilità ha stanziato venticinque milioni di euro per la proroga dei «lavoratori socialmente utili» attivi nella Regione meridionale, che sono oltre cinquemila. Stessa sorte per i lavoratori socialmente utili nelle aree di Napoli e Palermo, per i quali sono stati stanziati cento milioni di euro, e per le centinaia arrivi nei Comuni con meno di cinquantamila abitanti: il governo ha destinato al rinnovo dei loro contratti un milione di euro. Impossibile avere un computo preciso dei lavoratori interessati: il solo Comune di Palermo, però, ne ha ben 650. Non si tratta soltanto di interventi-tampone come quelli che si susseguono dal 1984: l’esecutivo stavolta si è impegnato a «individuare le risorse finanziarie disponibili» e a scrivere un decreto per «favorire la loro assunzione a tempo indeterminato». L’obbiettivo è quello di stabilizzarli definitivamente entro il 31 dicembre 2016, alla faccia dei tagli e della manodopera qualificata.  Dirigenti ed operai - Di poche unità, ma di certo onerose, le assunzioni disposte per i «cittadini alle dipendenze di organismi militari della Comunità atlantica», cioè la Nato: costeranno tre milioni in tre anni. Due milioni di euro, invece, serviranno per «stabilizzare» dodici professionisti attivi all’Autorità in materia di protezione dei dati personali. Quattro milioni e mezzo in tre anni sono destinati per l’ingaggio «a tempo determinato di personale operaio da parte del Corpo forestale dello Stato». Come se non bastassero le missioni all’estero dei militari italiani (pure loro finanziate nella Legge di Stabilità con seicentoquattordici milioni di euro), il Paese investirà la bellezza di nove milioni di euro per formare (e stipendiare) «cinquecento giovani da impiegare in azioni di pace non governative in aree a rischio di conflitto ovvero già in conflitto». Decisamente più strategiche le altre assunzioni, quelle per il personale dei Vigili del fuoco (tredici miliardi e mezzo in tre anni) e quelle del comparto sicurezza, cioè le forze di polizia. Si tratta di duecentonovanta milioni di euro, ma, almeno, che avranno un effetto sulla vita di ciascun cittadino. di Paolo Emilio Russo