Capolavoro della giustizia
Gagliano, caccia all'uomo. Fugge anche un pentito di camorra
Una caccia all'uomo in piena regola a "un uomo molto pericoloso". Roba da Stati Uniti. Ma siamo in Italia, il Paese dove si è consumato l'ultimo "capolavoro" della giustizia. Un capolavoro che ha nome e cognome: Bartolomeo Gagliano, il serial killer in libertà, fuggito dal carcere di Marassi approfittando di un permesso premio Le ricerche del carcerato di 55, infruttuose, proseguono in Liguria e tutta Italia. La sua fuga è iniziata mercoledì mattina: era andato a trovare l'anziana madre, a Savona. E non è più tornato. Ora c'è un primo indizio: dopo aver lasciato la zona del porto di Genova, Gagliano ha imboccato l'autostrada a bordo di una Panda Van verde. Questa l'unica traccia a 48 ore di distanza dalla sua scomparsa. E nel frattempo si scopre che il serial killer ligure non è neanche l'unico pluriomicida a piede libero in Italia. Un sicario di camorra detenuto a Pescara è evaso allo stesso modo: non si è ripresentato in carcere al termine di un permesso premio di otto ore. "Permesso legittimo" - Mentre continuano le polemiche sull'opportunità di concedere un permesso premio a un soggetto così pericoloso, interviene il giudice del Tribunale di sorveglianza, Daniela Verrina, che giustifica il suo operato. E spiega: "Il permesso a Bartolomeo Gagliano è stato rilasciato su basi legittime, dopo un lungo studio delle relazioni che riportavano da tempo una compensazione del disturbo psichiatrico, lucidità, capacità di collaborare, tranquillità e nessun rilievo psicopatologico". La fuga - Gagliano, malato di mente, ha già commesso tre omicidi e conta la bellezza di cinque evasioni (un curriculum che, comunque, non gli ha impedito di godere del nuovo permesso). A rendere ancor più grottesca la vicenda, il commento del direttore del carcere di Marassi: "Credevamo fosse un semplice rapinatore". Non un omicida, insomma. E dunque le misure di sicurezza non erano le più stringenti. Così intorno alle 6 di martedì mattina sequestra un panettiere di Savona, sotto la minaccia di una pistola lo costringe a condurlo verso Genova, dove alle 9 avrebbe dovuto tornare a Marassi. Ma invece Gagliano si è allontanato a bordo della sua Panda verde targata CV 848 AW. Le indagini proseguono a tappeto: posti di blocco, controlli alle stazioni ferroviarie e dei bus, rilevamento elettroniche di targhe, molti falsi avvistamenti. Killer in pista - Con il passare delle ore emergono particolari sempre più sconcertanti. Uno risale al 1990, quando durante un permesso premio, che come al solito sfruttò per evadere, gli fu concesso di andare in discoteca, dove conobbe una ragazza. Ci si fidanzò, e poi le sparò in faccia. La ragazza si salvò per miracolo. Gagliano poi si costituì. Ma oggi, a 23 anni di distanza, è ancora in fuga. Per inciso, la "firma" dei suoi delitti - il primo nel 1981 - è un colpo di pistola dritto dritto nella bocca delle sue vittime. Il video - Nella mattinata di giovedì si è appreso del sequestro di un video del sistema di sorveglianza del pronto soccorso dell'ospedali di Lavagna: i carabineri esaminano il filmato perché potrebbe apparire il killer. Il personale della struttura sanitaria, infatti, aveva segnalato ai militari un uomo sospetto simile a Gagliano che si aggirava nei pressi del pronto soccorso. All'uomo erano stati chiesti i documenti, ma si è allontanato senza fornire generalità. Il fatto è avvenuto nella serata di mercoledì. Dai risultati della prima perizia sul video, però, risulta che l'uomo inquadrato non fosse Gagliano. Il legale del serial killer, Mario Iavicoli, si è appellato al suo assistito: "Se vuoi ripensarci rispetto alla decisione di fuggire, chiamami". Iavicoli, avvocato di Gagliano dal 2011, ha poi aggiunto: "Hai i miei numeri e sono a disposizione tua e dei tuoi familiari. Il sicario di camorra - Ma c'è anche un secondo pluriomicida in fuga in Italia. Un sicario di camorra detenuto a Pescara approfitta del permesso premio di otto ore per evadere. Pietro Esposito, 47 anni, sconta una condanna per aver partecipato a due omicidi e per altri reati minori (tra i quali anche l'evasione). Il 14 dicembre ha usufruito di un permesso premio al termine del quale non si è ripresentato presso il penitenziario del capoluogo abruzzese. L'uomo è tra i carnefici di Gelsomina Verde, torturata e uccisa nel 2004 nel corso della faida di Scampia.