Cifre
Prostituzione, l'unico vero business che aumenta in Italia: sale del 12%, ma senza i magnaccia
Quando si dice che l’Italia – scusate il francesismo - sta andando a puttane, forse non è soltanto una battuta. Internet ha reso il numero delle prostitute autoctone -in media 70mila, con picchi di 120mila al mese- una rocciosa certezza anti-crisi, e ci sta sempre più trasformando in un popolo di poeti, santi e fornicatori a pagamento. Mi ripeto sempre, romanticamente, che forse aveva ragione Indro Montanelli, quando, in Addio Wanda!, invocava la nostalgia delle case chiuse, delle vestaglie aperte, dei deliri di pizzo e broccato, degli sconti “studenti e militari” nei cosiddetti “postriboli sicura garanzia dei tre fondamentali puntelli italiani: la Fede, la Patria e la Famiglia”, lì insieme riunite sotto il tetto arabescato di un’unica istituzione. Il bordello, appunto. La legge, nel 1954, spezzò l’afflato romantico, strappò il mercato della prostituzione al controllo igienico e fiscale; e lo rese, pere decenni, un far west in cui la parte illegale – il favoreggiamento e lo sfruttamento- superò penalmente quella legale, la marchetta in sé. Spiazza un po’ a dirlo, ma in Italia se non c’è l’intermediazione del pappone ci si può liberamente prostituire a qualsiasi orario della giornata, e si può serenamente frequentare le escort (anche se ai mei tempi le Escort erano berline della Ford, dotate di robusta meccanica) senza l’assillo del codice penale. Poi è arrivato il mercato on line. E proprio attraverso l’uso del web e con la promozione fai-da-te, s’è via via disintermediato il business dei magnaccia; e le operatrici del sesso, recuperate allo squallore della strada, oggi si mettano in proprio direttamente da casa. Magie dello smart working: i sociologi parlerebbero di un “cambio di paradigma”; io registro che è uno dei rari casi in cui l’etica produce business. E che business: un mercato di oltre 5 miliardi di euro. Non è un caso che i nuovi, sorprendenti dati economico-sociali sulla prostituzione in Italia li fornisca il patinatissimo Escort Advisor di Mike Morra, ossia il primo sito italiano di recensori di Escort in Europa. E’ qui che si fotografa il nuovo mercato: in questo non-luogo del sesso smerciato, in questa sala d’attesa virtuale in cui ogni operatrice viene recensita, foto posate e della location comprese, nelle sue variegate specializzazioni a colpi di stelline neanche fosse un hotel o un piatto della Guida Michelin. Se si parla di presenze medie di prostitute al mese nelle singole città italiane Roma sta al primo posto con 2095 contro le 1865 dell’anno scorso (+13%); poi ecco Milano, Torino, Napoli, Brescia, Bologna con rispettivamente, 1959, 1093, 1038, 854, presenze: +16%, +21%, +19%, + 12%, + 15%. Tra le prime dieci città nella mia solo Verona -al settimo posto- le lucciole divenute, di fatto, impresa individuale sono passate da 674 a 663 (-4%). All’ultimo posto Rieti, Crotone e Caltanissetta (53, 50, 39). Se, invece, si discute di prezzi per singola prestazione (il fisco li inserirebbe nella casella “servizi alla persona”, lavoro autonomo socialmente riconosciuto ma senza assicurazione né versamento di contributi), be’, questi variano dai 133 e 131 euro a botta di Como, Vercelli e Vicenza ai 95, 97, 88 euro di Crotone, Palermo e Trapani dove il costo della vita è tradizionalmente più basso. Verona calcola 126 euro ad erogazione di prestazione, diciamo. C’è da dire che la media delle escort italiane – tra di esse madri, nonne, insegnanti universitarie dal frustino facile, professioniste “belle di giorno”, molte istruttrici di fitness e studentesse che potrebbero pagarsi la retta di Harvard- guadagna circa 10mila euro al mese. Nella maggior parte dei casi esentasse, comunque sempre esent’Iva. Molte lavoratrici, instancabili, migrano e seguono le ferie dei clienti: a Roma ad agosto il crollo del mercato è stato del 63%, a Milano solo dell’11% (e mai ne avremmo dubitato). Poche vengono prese da rimorsi, Moll Flanders è solo letteratura. L’età media nazionale degli utilizzatori del sito (e quindi dei clienti) è del 7% tra i 18 e 24 anni, del 29% tra i 25 e i 34 anni, del 28% tra i 35 e i 44 anni, del 21% tra i 45 e i 54, del 10% tra i 55 e i 64 e infine del 5% per gli over 65. Ben 9 milioni di uomini frequentano una prostituta almeno una volta all’anno, 3 milioni almeno una volta al mese. Solo nel 2014, Istat e Eurostat solo nel 2104 calcolavano 60mila prostitute in Italia, di cui 36mila in strada e 20mila su Internet, per un giro d’affari di 3,9 miliardi di euro. Allora il governo Renzi pensò di inserire nel paniere del Pil un “tesoretto” pari a 1,5% del Pil. “Oggi c’è stato uno scatto, il giro d’affari supera i 5 miliardi di euro. Di escort che si pubblicizzano sul web in tutta Italia al mese ne abbiamo contate 70mila di cui 50mila che operano sul web e solo 20mila in strada. In alcuni mesi si toccano picchi di 120mila. Ma è vero anche il mercato è fluido: se ne perdono per strada un terzo di mese in mese che viene magari recuperato il mese successivo” dice Marco Fontebasso, che cura il marketing di Escort Advisor “ c’è chi lo fa come lavoro stagionale, chi qualche settimana per mettersi da parte un gruzzolo. Oggi le escort dettano il prezzo, i servizi da erogare, il dove e il quando. Organizzano tour per le città italiane in cui si dice che si lavori di più oppure seguono le opportunità offerte dal calendario come le vacanze estive, quelle invernali, le festività..”. Per dire: dopo l’ultimo Natale in famiglia, molti italiani, esasperati dall’immersione nel parentame, hanno consumato il Capodanno con la escort: mercoledì 27 dicembre 2018 si è registrato uno dei massimi picchi giornalieri di traffico assoluti dell’anno su Escort Advisor. Verona, negli ultimi mesi dell’anno –non so perché- ha scalato la classifica del consumo; e molti dei clienti pare abbiamo chiesto all’accompagnatrice di fingersi la “fidanzata ufficiale” da presentare in famiglia come nella trama di Un giorno di pioggia a New York di Woody Allen. E questo la dice lunga sulla solitudine delle nuove generazioni che sopravanza perfino il bisogno di sesso. E i clienti, dai racconti delle escort, sono un popolo trasversale e talora bizzarro. Abbastanza inedita, per esempio, la propensione dei 25/30enni alla scelta della cougar, della professionista over versione 4.0 della vecchia nave-scuola felliniana, la tabaccaiona che soffocava i riti dell’iniziazione sessuale tra le grandi tette. La differenza, oggi, è che oggi le signore, liftatissime tra botox e palestra somigliano tutte a Cindy Crawford. Altro dato: per l’83% degli italiani ultraquarantenni “il sesso è molto importante” (confermo) e oltre il 70% ha rapporti sessuali da 1 a 6 volte alla settimana. Quasi mai con la moglie. I trans, poi, sono un caso a parte: crescono spropositatamente, racchiudono metafore infinite e che richiederebbero un libro a parte. Ma non lo scriverebbe Montanelli… di Francesco Specchia