L'inchiesta
Brescia, corruzione all'Agenzia delle Entrate: cene e mazzette, in carcere il direttore e un funzionario
Pranzi e cene in un famoso e rinomato ristorante ma anche mazzette di mille, duemila, cinquemila euro offerti in cambio del silenzio su eventuali irregolarità fiscali, evasione dell'Iva, crediti di imposta fittizi o affinché gli accertamenti non venissero del tutto eseguiti. Protagonisti imprenditori disonesti e funzionari dell'Agenzia delle Entrate di Brescia o degli uomini della Guardia di Finanza - in servizio al comando provinciale di via Milano - che con loro, secondo le accuse, avevano rapporti costanti e illeciti. È quanto emerge dal secondo filone dell'inchiesta sull'evoluzione della Stidda gelese al nord coordinata dalla Dda (il pm Paolo Savio) e dal procuratore capo Carlo Nocerino e condotta dalla squadra Mobile dalle stesse Fiamme Gialle, riportata sul Corriere di Brescia. Diciotto persone sono indagate per associazione di tipo mafioso. Mentre il reato di corruzione ha coinvolto l'Agenzia delle Entrate locale. Leggi anche: "Abbiamo i nomi degli evasori". Soffiata di mr Istat: morsa fiscale, quali furbetti corrono verso il carcere In manette per corruzione e abuso d'ufficio sono quindi finiti il direttore, Generoso Biondi, regista del malaffare, e il funzionario Alessandro De Domenico. Un terzo dipendente figura invece tra gli indagati, che sono in tutto 19, tra i quali imprenditori e professionisti. In carcere anche due finanzieri: Francesco Liguoro e "l'aiutante" Antonio Pavone.