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Parlamentari, che vergogna: lavorano meno dei sindacati. Quanto durano le loro ferie
Il susseguirsi ormai incessante di incontri tra il governo e le parti sociali stupisce non tanto per l' inaspettata rinascita della concertazione, che sembrava morta e sepolta dopo gli anni del renzismo e la plateale crisi di rappresentatività dei cosiddetti corpi intermedi, quanto per il calendario. Sarà colpa della continua competizione celodurista delle varie anime della maggioranza, che ha innescato una sorta di gara a chi fa più vertici, o forse è solo una concidenza dovuta all' agenda dei leader. Sta di fatto che ieri e oggi, 5 e 6 agosto, con temperature africane e città semideserte per la vicinanza con la ricorrenza ferragostana, le delegazioni sindacali hanno rimesso le infradito in valigia, hanno riaperto i dossier già impacchettati per la pausa estiva e si sono recati negli uffici di Palazzo Chigi e del Viminale per illustrare rispettivamente (e separatamente) al premier Giuseppe Conte (presente anche Luigi Di Maio) e al vicepremier Matteo Salvini le loro posizioni su lavoro, welfare e fisco. Dov' è la stranezza? La stranezza sta nel fatto che mentre i sindacalisti, che non hanno proprio la nomea degli stakanovisti, si vanno a sudare (nel senso letterale del termine) lo stipendio tentando di incidere sull' iniziativa politica e di stimolare l' introduzione di misure a tutela degli interessi dei propri iscritti, a pochi passi da Palazzo Chigi l' edificio dove quelle misure dovrebbero essere recepite, discusse e approvate è completamente vuoto. Già, perché Montecitorio è chiuso per ferie dalla scorsa settimana. E tale rimarrà fino al 9 settembre. TUTTI IN FERIE In tutto si tratta di 38 giorni di vacanze, una roba che neanche il sindacalista più agguerrito riuscirebbe mai a far ottenere per i suoi lavoratori. Qualche giorno in meno, poveretti, si faranno i colleghi del Senato. Che hanno già chiuso i cassetti delle scrivanie, ma gli è toccato rimanere in aula per votare un paio di provvedimenti, il decreto sciurezza bis e le mozioni sulla Tav, su cui potrebbe essere in gioco la sopravvivenza stessa del governo e, forse, della legislatura. E visto che se salta tutto saltano pure le vacanze, meglio sacrificarsi. Qualche tempo fa il compianto Sergio Marchionne ricordava che quando all' estero tentava di spiegare che ad agosto l' Italia è chiusa per ferie c' era chi scoppiava a ridere e chi strabuzzava gli occhi senza capire. In Parlamento si difendono sostenendo che tenere aperto durante l' estate costerebbe troppo. Sarebbe la prima volta che dentro l' emiciclo ci si preoccupa dei soldi dei contribuenti. Ma anche prendendo per buona l' obiezione, perché una pausa così lunga? COME LE SCUOLE Quella di quest' anno, va detto, non è un record. Nel 2017 deputati e senatori si erano concessi ben 39 giorni. Quello che impressiona, però, è la progressione. Nel 2013 la chiusura era limitata a 25 giorni, che è un periodo tutto sommato accettabile, fingendo che a Natale, a Pasqua e nei ponti delle festività i parlamentari non godano di altre giornate libere. Col passare degli anni, però, l' asticella si è incessantemente alzata. Ventisei giorni nel 2014, 32 nel 2015, 36 nel 2016. Se continua di questo passo rischiamo tra qualche anno di trovarci con un Parlamento che chiuderà a giugno, insieme alle scuole. Certo, direte voi, i politici non devono timbrare il cartellino, ma produrre norme e provvedimenti. E' quello che conta, non il tempo che si concedono per un bagno in spiaggia o una passeggiata in montagna. Ebbene, dal 2008 allo scorso anno il Parlamento aveva approvato una media di 6,51 leggi al mese. Con l' attuale legislatura il dato è sceso a 3,91. Con un tale calo della produttività, in un' azienda privata avrebbero dovuto lavorare pure le domeniche. E persino i sindacati sarebbero stati d' accordo. di Sandro Iacometti