In punta di legge
Matteo Salvini, il maxi-esperto Busco "blinda" il Viminale: Sea Watch e porti chiusi, ha ragione il ministro
Il Viminale sul fronte immigrati è blindato. Paolo Busco, tra i massimi esperti di diritto del mare e diritti umani, consulente dei governi italiani sul caso marò e da 3 anni consulente esterno di Matteo Salvini, spiega al Corriere della Sera ("a titolo personale") spiega perché sulla Sea Watch l'esecutivo e il Ministro degli Interni si siano comportati in maniera del tutto legale: "Il soccorso in mare è un obbligo morale, prima ancora che giuridico. Ma qui mi sembra che nessuno impedisca alle Ong di soccorrere chi rischia la vita in mare: il problema è molto più limitato e concerne il luogo in cui deve essere sbarcato chi viene legittimamente salvato". Leggi anche: "Non ci ha mai chiesto nulla". La ministra olandese smaschera il gioco sporco della Sea Watch Tradotto: "Nel diritto del mare non esiste l'obbligo di aprire i porti" e sulla base di una storica sentenza, "Nicaragua contro Usa", la Corte internazionale di Giustizia "ha stabilito che, sulla base della propria sovranità, uno Stato ha il diritto di regolamentare l'accesso ai suoi porti". Unica eccezione valida un "grave e imminente" pericolo per l'imbarcazione, come il pericolo di affondamento. "Ma anche in questo caso c'è l' obbligo di prestare assistenza, non di aprire il porto". Anche il principio del "porto sicuro", spesa Busco, è stato formulato negli anni Settanta "per naufragi in mezzo al mare e non ci si immaginava che ci sarebbero stati contenziosi su dove fare sbarcare i naufraghi. Ora si vogliono invece usare le convenzioni per uno scopo diverso, per regolare il fenomeno migratorio". Peraltro quelle convenzioni prevedono la cooperazione tra Stati, spesso totalmente assente.