Il caso
San Giorgio a Cremano, scarcerato il secondo accusato di violenza sessuale in stazione
«Lesioni all’area genitale e al cavo orale». Così si legge sui certificati medici messi nero su bianco dagli specialisti. A cui si aggiungono quelli dell’equipe di psicologi del Centro anti violenza Dafne dell’ospedale Cardarelli di Napoli guidato da Elvira Reale: referti che parlano di «racconto genuino», che deriva senz’altro da un «evento traumatico subito» e che attestano che «non c’è nessun elemento consensuale» in quella violenza. A commentare la scarcerazione del secondo dei due indiziati per lo stupro di una giovane donna, in provincia di Napoli, ci sono i referti di ginecologi e psicologi che hanno visitato, parlato e raccolto la testimonianza della presunta vittima. Eppure i giudici del Tribunale del Riesame di Napoli hanno disposto la scarcerazione di un altro dei presunti aggressori della 24enne di Portici che lo scorso 5 marzo sarebbe stata violentata nel vano dell'ascensore della stazione Circumvesuviana di San Giorgio a Cremano. Si tratta di Antonio Cozzolino, 19 anni, difeso da Antonio De Santis. Venerdì scorso un'altra sezione del Riesame aveva scarcerato invece il 18enne Alessandro Sbrescia, difeso da Edoardo Izzo. «Sono delusa e amareggiata - fa sapere la ragazza tramite il suo legale, Maurizio Capozzo - soprattutto perché non riesco a comprendere come sia possibile prendere una decisione del genere, che mi fa solo pensare che non sono stata creduta nel mio racconto». La giovane ha preferito così affidare al suo avvocato il dolore per la scarcerazione del secondo giovane indagato per violenza sessuale nei suoi confronti agli inizi di marzo. Una giornata che ha avuto le sue ripercussioni sullo stato psicofisico della donna, come sottolinea Capozzo: «Ovviamente è scioccata, non riesce più a condurre una vita normale. Lei stessa ha affermato di sentirsi in una prigione, perché non esce più di casa né si dedica ad altro. E ora è arrivata questa decisione dei giudici, che è assolutamente incomprensibile. Ci dicessero allora che non le hanno creduto e ci spiegassero i motivi. Se di fronte al loro provvedimento ci sono, di fatto, i certificati che i medici hanno consegnato alla Procura e che attestano che la violenza c’è stata, eccome». A definire «una vergogna» la decisione dei giudici è il vice premier Luigi Di Maio: «Due dei presunti stupratori sono stati scarcerati e sono tornati in libertà. Ora, non sta a me entrare nel merito della decisione presa - scrive sul suo profilo Facebook - ma permettetemi di dire che è una vergogna che, a poche settimane dalla violenza, due di quei tre delinquenti siano già liberi di andarsene in giro a farsi i cavoli propri». «L’impatto psicologico deve essere stato devastante e chi dovrebbe pagare viene rimesso in libertà? - si domanda ancora Di Maio - Io una cosa del genere non posso accettarla ed è evidente che c’è qualcosa che non va in questo Paese. Chi compie uno stupro, per quanto mi riguarda, deve passare il resto dei suoi giorni in carcere. Ognuno ha diritto di difendersi, lo prevede il nostro ordinamento giuridico, ma chi è accusato di violenza sessuale contro una donna deve poterlo fare dal carcere». Parla di «beffa» Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia, che aggiunge: «Mentre la Camera sta per approvare il Codice rosso per contrastare la violenza sulle donne, il Tribunale del Riesame di Napoli ha disposto la scarcerazione di un altro dei presunti aggressori. Eppure il referto medico ha confermato la violenza di gruppo e la evidente mancanza di consensualità. La custodia cautelare, dunque, era pienamente giustificata. Aspettiamo le motivazioni del Riesame, ma queste scarcerazioni lampo hanno il sapore della beffa». Delusa la vittima ha aggiunto, sempre tramite il suo legale: «Mi piacerebbe che qualcuno mi spiegasse perché avrei dovuto raccontare tutto questo. Avevo provato a farmi una ragione sulla prima scarcerazione perché magari l'atteggiamento del primo potesse non apparire come violenza, ma nel caso degli altri due io sono rimasta immobile senza avere modo di muovermi o accennare la minima reazione. Confermo che se avessi saputo tutto questo non avrei denunciato. Sono stata interrogata per ore dalla polizia, dai magistrati e dagli psicologi. Ho cercato di dare il massimo contributo e a che è servito?». Intanto l'ultimo dei tre indagati, Raffaele Borrelli, che è ancora in carcere, non risulta avere presentato ricorso al Riesame. Ora, attraverso il proprio legale, potrebbe però presentare istanza di scarcerazione. I difensori dei tre indagati hanno tutti sostenuto la tesi della consensualità che, però, al momento, non emerge dagli accertamenti clinici (depositati in una corposa documentazione dalla Procura) a cui la 24enne si sta tuttora sottoponendo. E gli inquirenti sono ancora al lavoro per acquisire ulteriore materiale probatorio. Approfondimenti, in particolare, sono in corso su uno dei cellulari dei tre indagati che nei giorni scorsi è stato sottoposto a interrogatorio. E sulla vicenda interviene anche il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca: «Sul merito non si può dire niente. Sono decisioni che prende la magistratura. Rimane a me, da padre e da uomo, un senso di amarezza e di rabbia per quell'episodio bestiale avvenuto nel nostro territorio. Non possiamo dire altro se non l'appello a fare giustizia con il massimo rigore e prima possibile». E proprio ora è uscito un aggiornamento: Intanto la vittima è uscita oggi di casa per la prima volta dal giorno della violenza e in una lettera consegnata al suo avvocato si definisce “scarto” riferendosi al suo corpo che è stato oggetto di violenza e annuncia di volersi impegnare in una associazione a difesa delle donne. Di Giuliana Covella