Fine inquietante
Imane Fadil, parla l'amico 70enne: "Aveva bisogno di soldi, non era serena. In ospedale era piena di lividi"
"Un'anima tormentata". A svelare la "vera" Imane Fadil è Gaetano Lombardi, pensionato 70enne di Sesto Ulteriano, frazione di San Giuliano Milanese, che era diventato amico della modella marocchina morta per sospetto avvelenamento. Un caso su cui sta indagando la Procura di Milano per omicidio. Intervistato dal Corriere della Sera, il signor Lombardi confida di aver conosciuto per caso Imane due anni fa nel parco dell'abbazia di Chiaravalle, vicino alla cascina dove la marocchina viveva. "Aveva un cagnolino, l'ho accarezzato. Lei mi ha chiesto se poteva sedersi accanto a me. Per due anni, quasi ogni giorno, ci incontravamo nel ristoro dell' abbazia. Prendevamo un caffè, chiacchieravamo. Per lei ero come un padre, me lo scrisse anche in un messaggio. E anch'io, sebbene fosse la ragazza più bella che abbia mai conosciuto, l' ho sempre considerata solo così, una figlia". Leggi anche: Imane Fadil, la bomba del militare. "È la loro firma, quali servizi segreti ci sono dietro" Delle beghe processuali, del suo ruolo di testimone nel processo Ruby contro Silvio Berlusconi parlava poco: "Mi diceva che aveva delle udienze da fare, che voleva un risarcimento piuttosto cospicuo". Nessuna menzione di paura o di minacce ricevute, ma la Fadil non era serena: "Economicamente stava male. Aveva bisogno di soldi, poverina. Viveva con niente. Una volta l'ho anche aiutata, le ho dato 100 euro. Poi basta, non mi ha mai chiesto niente. Era proprio una brava ragazza". Si erano visti a gennaio, prima del ricovero all'Humanitas. "La vedevo strana, ma non avrei mai potuto immaginare quello che poi è successo. In ospedale sono andato a trovarla 3 o 4 volte. Mi ripeteva che voleva guarire, sperava di riuscire a farcela. Aveva lividi dappertutto, era impressionante".