Compagni che sbagliano
Cesare Battisti, orrore sinistro: "Va liberato subito", chi si schiera con il terrorista
Cesare Battisti si è arreso nella saletta dell' aeroporto di Ciampino: «Ora so che andrò in prigione». I "compagni" ancora no. A Roma nella notte sul ponte in via degli Annibaldi, che porta al Colosseo, è apparso uno striscione firmato "Noi restiamo": «Battisti libero. Amnistia per i compagni». Insieme alla sigla, l' immancabile stella rossa a cinque punte. Il lenzuolo è stato poi rimosso dalla Digos, che indaga. Sulla pagina Facebook di quella che si definisce «organizzazione politica», è apparso poi un post nel quale si dipinge l' ex terrorista come un eroe: «Due decenni di lotte, sperimentazione antagonista e assalti al cielo non possono essere cancellati dietro sbarre e infamia. Cesare, il tuo Paese ti saluta». Leggi anche: "Sono malato", la resa definitiva di Cesare Battisti Mentre Battisti, dopo essere sceso dal Falcon 900 dei Servizi segreti, espletava le formalità che nel pomeriggio lo avrebbero portato nel carcere di Oristano - il fotosegnalamento negli uffici della questura di via Patini; il nuovo imbarco a Pratica di Mare alla volta della Sardegna; la nomina del difensore: il milanese Davide Steccanella, legale anche di Renato Vallanzasca - gli appelli dei compagni - vecchi e nuovi - dell' ex leader dei Proletari armati per il comunismo (Pac) si moltiplicavano. Il filo conduttore è «amnistia». La auspica, ad esempio, il direttore del Dubbio, Piero Sansonetti, per il quale Battisti «è stato condannato sulla base di testimonianze, poco credibili, di pentiti. Sono le uniche prove a suo carico». La pensa come Vincenzo Battisti, il fratello di Cesare: «Per me non ha ammazzato nessuno. Non è colpevole: lo dite voi. I processi furono in contumacia». «PROCESSO DA RIFARE» Da Parigi si fa sentire Oreste Scalzone, fondatore di Potere Operaio, che insieme all' ex leader dei Pac e ad altri br latitanti ha vissuto a Parigi, protetto dalla "dottrina Mitterrand". Per Scalzone, Battisti «resterà sempre "presunto autore" di questo e quello». Invece l'«orrido» Salvini «è apertamente, ufficialmente, per funzione, per ruolo, responsabile di sangue sparso in misura vertiginosamente più grande». L' amnistia è la strada maestra: «Sono molto pessimista. Ma mai dire mai, possono sempre verificarsi contro-terremoti antropologici». L'ex br Paolo Persichetti, scarcerato nel 2014 dopo aver condiviso, anche lui, la vita parigina, è uno dei più loquaci. «Siamo alla barbarie. Un trofeo esibito e la muta che lo rincorre», si sfoga all' AdnKronos. E poi basta con la mitologia dell' esilio dorato: «Battisti viveva in una soffitta e faceva il portiere. Dicono è finita la pacchia (il solito Salvini, ndr), ma non sanno di cosa parlano, l' esilio è una vita dura: nessuna assistenza sanitaria, niente soldi, ti devi arrangiare». Guai ad arrendersi: «Macron pretenda il rispetto degli impegni sul processo da rifare a Battisti». «CORTINA FUMOGENA» La maggior parte dei firmatari dell' appello in favore dell' ex terrorista, nel 2004, tace. Ma alcuni non ci stanno. È il caso dello scrittore e sceneggiatore Sandro Dazieri: «Non ritiro la firma. Avevo firmato l' appello perché avevo letto la controinchiesta e c' erano molti dubbi sul processo». Per lo scrittore Christian Raimo, pure lui tra i firmatari, l' arresto di Battisti serve a Lega e M5S per far trionfare il «populismo penale: il corpo di Battisti in carcere, isolato e punito sarà una specie di monito. Sarà molto difficile, un domani, che una manifestazione politica che abbia toni più accesi non venga soffocata con misure di repressione carceraria molto forti». Per "Potere al popolo" è tutto un complotto: la presenza dei ministri a Ciampino, l' enfasi del Viminale sulla cattura, sono «l' ennesima mossa di Salvini per distogliere l' attenzione dai problemi reali, per costruire consenso a costo zero, fare egemonia culturale». Domenica sera - ora italiana - prima che Battisti salisse sull' aereo per l' Italia, i suoi familiari hanno tentato di giocare la carta della richiesta di asilo alla Bolivia. Ieri si è saputo che in realtà il governo sudamericano aveva respinto la domanda già il 26 dicembre. Spianando, in questo modo, la strada all' espulsione. Un particolare decisivo, ha spiegato il Guardasigilli, Alfonso Bonafede, per fare subito rientro in Italia. Senza toccare il suolo brasiliano, l' accordo sottoscritto dal suo predecessore, Andrea Orlando, con Brasilia per la commutazione dell' ergastolo in trent' anni di carcere, è venuto meno: «Con il rientro diretto, Battisti sconterà l' ergastolo». riproduzione riservata. di Tommaso Montesano