Clamoroso a Pordenone
Grattaevinci, favola italiana: compra il biglietto dimenticato, diventa ricco. Quanto ha vinto
Come la "Luisona", la mitica pasta "spruzzata con granella di duralluminio" che nel romanzo "Bar Sport" di Stefano Benni giace da anni nella bacheca dei dolci, così quel biglietto del Gratta e Vinci non lo voleva nessuno. Anche lui, come il mefitico lievito, era esposto - c' è chi dice da giorni, chi da mesi, chi azzarda anni - dietro il bancone di una tabaccheria di proprietà della signora Facchin Flora, nel quartiere Vallenoncello a Pordenone. I clienti entravano, tentavano la fortuna con i Gratta e Vinci, ma mai scegliendo quel biglietto che, messo così in vista, sembrava quasi un bidone. La psicologia del consumatore di Gratta e Vinci infatti è contorta: di fronte a un ventaglio, mettiamo, di dieci biglietti tutti dello stesso tipo mostrati dalla cassiera, fa un rapido calcolo in cui generalmente ci sono le ultime due cifre della sua data di nascita, sommata all' età della moglie (o marito) e moltiplicata per quella dei figli, quindi parte una conta mentale finché non seleziona un biglietto che, naturalmente, a quel punto, è sicuramente perdente. Ecco quindi che il supposto Bidone, come chiameremo a questo punto il biglietto di cui vi raccontiamo la storia, non lo voleva proprio nessuno. Ce lo immaginiamo, dopo essere stato esposto per tutto quel tempo avrà pure perso tutti i suoi colori squillanti, doveva sembrare addirittura usato. Oppure finto, un facsimile, come i soldi del Monopoli. Occhiata sprezzante - Ma qualche giorno fa, la svolta. Entra un avventore abituale della tabaccheria, guarda dritto negli occhi, se li avesse, il Bidone, come in un duello di un film di Sergio Leone, poi guarda la tabacchiera, la signora Facchin Flora, anche lei tesa come Clint Eastwood prima di estrarre la Colt. Passano secondi, forse minuti di agghiacciante tensione. Altri clienti entrano, acquistano biglietti (ovviamente non il Bidone, che degnano appena di un' occhiata sprezzante, quasi fosse un lacero pezzente e gobbo che porta pure jella), ma il tutto non interrompe la misteriosa corrente psichica che si è creata tra l' avventore abituale, il Bidone e la signora Facchin Flora. Siamo in presenza di uno stallo messicano, cioè quando in uno scontro a fuoco tutti mirano contro tutti e tutti aspettano che un altro estragga per primo. E la prima mossa la fa la tabaccaia, la signora Facchin Flora: «Senta, lei, compri il Bidone, provi, al massimo ha speso soltanto 3 euro, non le cambieranno la vita». L' argomento è potente, apparentemente anche persuasivo, ma la signora Facchin non sa che l' avventore abituale è un esperto di statistica (immaginiamo noi) e sa che per vincere, ad esempio, 200mila euro con un Gratta e Vinci come quello, bisogna indovinare una possibilità su 8 milioni 160mila. È più probabile che l' Europa faccia qualcosa di buono, insomma. Bottino inaspettato - A quel punto però, nel nostro avventore, così matematico, subentra il cosiddetto fattore umano, cui si aggiunge, per adesso a sua insaputa, anche il fattore C, quello di cui era strepitosamente dotato l' ex allenatore di calcio Arrigo Sacchi, dove quel C non sta ovviamente per Cosmopolitismo o Crestomazia, ma per fondoschiena insomma. Il combinato disposto di questi due potenti fattori fa sì che l' avventore dica: «Ma sì, lo compro, 'sto Bidone», rompendo l' insostenibile tensione e riportando al sorriso la signora Facchin Flora, che ormai teneva quel biglietto nella sua tabaccheria come si tiene un parente importuno a casa. L' avventore gratta, e vince. Azzecca la chance, una su 8 milioni e rotti. Il Bidone non era un bidone, ma un forziere con 200mila euro. Che morale si può trarre da questa vicenda? Diremmo due. La prima è che, spesso, la fortuna ci si piazza proprio davanti, ma non siamo in grado di riconoscerla. Subito dopo, però, ecco la seconda: ci vuole il fattore C. E se ce ne fosse una terza? Uguale: fattore C. di Giordano Tedoldi