l'accusa

Taranto, 22enne gambiano si suicida, la Ong: "Perché gli hanno negato l'asilo politico". Il Viminale: falso

Caterina Spinelli

Amadou Jawo, 22enne del Gambia, si è impiccato al cornicione della sua abitazione a Castellaneta Marina, Taranto, dove viveva insieme a due connazionali. Immediatamente l'associazione Babele ha puntato il dito contro l'Italia, e, più in particolar modo, contro la linea politica del ministro dell'Interno: "Gli hanno negato l'asilo politico" ha detto la onlus. Il ragazzo era arrivato due anni fa in Italia e da alcuni giorni gli era scaduto il permesso di soggiorno: "Non poteva più restare in Italia - sostiene l'associazione -. Desiderava tornare in Africa, ma temeva di essere additato come fallito e si vergognava. Ha pensato di non avere scelta". Leggi anche: Immigrati scaricati dai francesi Ma il Viminale non ci sta alle accuse e risponde con una nota: "A proposito del suicidio del ventiduenne gambiano, avvenuto lo scorso 15 ottobre, si segnala che il ragazzo aveva un permesso di soggiorno con scadenza a marzo 2019. In Italia aveva chiesto lo status di rifugiato: era stato respinto il 7 dicembre 2016. Il ragazzo aveva poi fatto ricorso. Il 12 ottobre scorso il giudice si era riservato la decisione. I Carabinieri, intervenuti sul luogo del suicidio, hanno raccolto le dichiarazioni dei suoi compagni che hanno imputato il gesto a uno stato depressivo. Secondo gli inquirenti il 22enne aveva anche manifestato l'intenzione di tornare in Gambia, usufruendo dei rimpatri assistiti". Insomma, sembrerebbe un gesto del tutto volontario, senza alcun legame con la politica. Ma Babele continua e lancia una sottoscrizione per raccogliere i fondi necessari a riportare la salma nel villaggio in cui viveva: "servono in pochi giorni circa 5mila euro per pagare l'agenzia funebre che si occupa dello spostamento", conclude.