Lo sfogo
Tiziano Renzi, lo sfogo in una lettera: "Sono stanco di questo stillicidio"
"Da quattro anni la mia vita professionale e personale è stata totalmente stravolta. Dopo anni di onorata carriera, senza alcun procedimento penale mai aperto in tutta la mia vita nei miei confronti, mi sono trovato improvvisamente sotto indagine in più procure d’Italia per svariati motivi". Lo scrive Tiziano Renzi, padre dell’ex premier Matteo, in una lettera diffusa da un suo legale. "All’improvviso e del tutto casualmente dal 2014 la nostra vita è stata totalmente rivoluzionata - afferma - da cittadino modello a pluri-indagato cui dedicare pagine e pagine sui giornali. Alla veneranda età di 67 anni confesso la mia stanchezza. Ribadisco con forza e determinazione che non ho mai omesso alcuno dei reati per i quali sono stato - e in alcuni casi ancora sono - indagato". "Non ho mai fatto bancarotta fraudolenta - continua Tiziano Renzi - come finalmente dopo anni di indagine a Genova si è stabilito con l’archiviazione del procedimento; non ho mai commesso il reato di traffico di influenza per il quale sono stato messo sotto indagine a Napoli prima e a Roma poi; non ho mai fatto fatture false come si ipotizza a Firenze. Urlo con forza la mia innocenza che peraltro nessuno ha mai potuto negare in questi anni. Ma dopo quattro anni di processi sui giornali con uno stillicidio di anticipazioni, notizie, scoop senza che mai ci sia un solo responsabile per le clamorose e continue fughe di notizie, adesso dico basta. Sono io che chiedo che si facciano i processi. Ma si facciano nelle aule di tribunale, non sui giornali. Ho il dovere di difendere la mia dignità e la credibilità professionale della mia azienda". Leggi anche: Renzi, nuovi guai in famiglia: indagati babbo e mamma "D’ora in avanti - annuncia Tiziano Renzi - ho deciso che in tutti i procedimenti in cui sono coinvolto mi avvarrò della facoltà di non rispondere. Non ho niente da temere, non avendo commesso alcuno dei reati che mi sono stati contestati. Ma voglio essere processato davanti alla Giustizia italiana per ciò che ho fatto, non sui giornali per il cognome che porto. Ancora oggi dovevo essere interrogato a Firenze e ore prima dell’appuntamento con i magistrati le redazioni dei giornali erano già state allertate". "Sono un cittadino italiano - continua la nota - stupito da ciò che è avvenuto nei procedimenti giudiziari che mi riguardano a cominciare dalla evidente falsificazione di presunte prove nei miei confronti, falsificazione così enorme da suonare paradossale. Ma credo nella giustizia e nelle Istituzioni italiane. E dunque mi auguro che si celebrino i processi. Chiedo che si celebrino i processi: quelli in cui sono indagato e quelli in cui ho chiesto risarcimento danni per tutelare la storia professionale mia e della mia azienda. Se devo essere processato, che mi processino. Che mi processino il più velocemente possibile, se possibile. Passerò i prossimi anni della mia vita nei tribunali per difendermi da accuse insussistenti e per chiedere i danni a chi mi ha diffamato. Ma almeno - conclude Tiziano Renzi - potrò dire ai miei nipoti che la giustizia si esercita nelle aule dei tribunali e non nelle fughe di notizie e nei processi mediatici".