La ragazza uccisa a Milano

Jessica, il killer voleva far sparire il cadavere e fuggire all'estero

Matteo Legnani

Un mostro. Le indagini sulla morte di Jessica Faoro, la 19enne uccisa a Milano in un appartamento di via Brioschi, rivelano particolari sempre più agghiaccianti sulla fine della ragazza e sull'uomo che è accusato di averla uccisa. Emergono dall'ordinanza con cui il gip Anna Calabi ha convalidato il fermo del tranviere e disposto la misura cautelare in carcere. Scrive il giudice per le indagini preliminari che il piano iniziale di Alessandro Garlaschi era quello di "disfarsi del cadavere della ragazza". Quindi, Garlaschi "intendeva darsi alla fuga, probabilmente lasciando il territorio nazionale per sottrarsi alle gravi responsabilità connesse al gesto di cui si è reso responsabile. Ha agito con determinazione atteso il numero di fendenti inferto alla vittima e con lucidità ha gestito la fase successiva rimanendo presso l’abitazione alcune ore ove ha inizialmente tentato di cancellare le prove del delitto e pensato di occultare il cadavere della vittima e di disfarsene come riferito dallo stesso indagato (...)". Nella casa dell'omicidio è stato poi trovato un biglietto scritto di suo pugno da Garlaschi che proverebbe il movente sessuale. Il giudice Calabi sottolinea poi che il tranviere "si è sbarazzato dei propri indumenti coperti di sangue occultandoli tra la spazzatura del condominio, ha dato fuoco al corpo della vittima per poi cercare di collocarlo all’interno di due grossi borsoni probabilmente al fine di trasportarlo altrove e ha tentato di cancellare le tracce del reato lavando il coltello e il pavimento della stanza ove è avvenuto l’omicidio e che, successivamente e in un primo momento, si è allontanato dal luogo del delitto". Nel provvedimento il giudice cita una relazione medico legale da cui emerge che la ragazza sarebbe stata colpita con 40 coltellate. Leggi anche: Jessica, l'appello disperato: chi aveva chiamato sette giorni prima di essere uccisa