Il caso

Il giallo dell'ucraina Sofiya, il corpo ritrovato in un burrone dopo la scomparsa

Giovanni Ruggiero

Il corpo era tra il fogliame a terra, in una scarpata, intorno solo alberi e massi. A trovarlo è stato un cacciatore con il suo cane. E forse quel corpo senza vita di donna sfigurato potrebbe essere la risoluzione delle indagini sulla scomparsa avvenuta a novembre di una 43enne ucraina, Sofiya Melnyk. La donna risiedeva a Cornuda, nel Trevigiano, e dal 15 novembre se ne erano perse le tracce. A denunciare la scomparsa era stato il suo convivente, Pascal Daniel, un albanese che poi - per ragioni ancora ignote - si era ucciso, il 26 novembre. L’allarme è scattato poco dopo le ore 13, i vigili del fuoco sono intervenuti su richiesta dei carabinieri al terzo tornante della provinciale Cadorna, strada che da Romano d’Ezzelino porta a Cima Grappa per il recupero della salma. Le squadre intervenute da Bassano e Vicenza con l’autoscala e gli operatori Saf (speleo alpino fluviali) hanno recuperato il corpo, che si trovava in un dirupo spesso utilizzato come discarica. Le operazioni di recupero sono terminate dopo circa tre ore. Gli investigatori dei carabinieri del Nucleo operativo e della scientifica di Treviso e i loro colleghi della scientifica di Vicenza e i militari della stazione di Romano d’Ezzelino, competente per territorio, non si sbilanciano, ma tutto lascia pensare che si tratti proprio della donna ucraina. A quanto apprende l’AGI, dalle sembianze del volto non sarebbe possibile risalire con certezza a lei: il tempo trascorso dalla morte ed una serie di lesioni non lo consentono. Il corpo è in stato avanzato di decomposizione nonostante la zona abbia registrato in questi giorni temperature molto basse e quindi teoricamente ciò avrebbe dovuto conservare meglio il cadavere. Si sta attendendo quindi il responso di altri elementi identificativi, come le impronte digitali: a prescindere dal fatto se fosse o meno già fotosegnalata, gli investigatori dispongono di rilievi papillari, o dattiloscopici, acquisiti dopo la denuncia di scomparsa della donna da parte del suo convivente albanese. Inoltre, al momento non risultano altre denunce di donne scomparse in quella zona o in aree limitrofe, ed anche questo porta - per esclusione - a ritenere che si tratti appunto di Sofiya Melnyk. Ad ogni modo, gli investigatori stanno conducendo una serie di accertamenti approfonditi proprio per evitare errori, e al tempo stesso per fare luce sulle modalità della morte della donna. E da queste risposte investigative e medico-legali potrebbe anche arrivare una svolta nella morte dell’albanese, ovvero capire se sia trattato di un omicidio-suicidio. Nella vicenda ruotano anche altre persone, uomini con i quali - a quanto pare - l’ucraina avrebbe intrattenuto contestuali relazioni sentimentali, sulla cui natura sono in corso altre indagini.