Emergenza social
Minorenni postano centinaia di selfie osè su WhatApp: "L'abbiamo fatto per noia e divertimento"
Un gioco collettivo, fatto per noia e un po' per divertimento. Un giochino sexy - precisamente viene definito sexting (neologismo per indicare messaggi osè o hot inviati tramite cellulare) che è diventato un qualcosa di troppo grande anche per loro un gruppo di 60 minorenni delle scuole superiori di Modena che, quest'estate, ha condiviso centinaia di selfie in cui sono nude e video con i loro momenti di autoerotismo, in una chat su WhatsApp. Ma quei contenuti che nelle intenzioni iniziali erano per molti, ma non per tutti, negli ultimi giorni sono diventati potenzialmente dominio del mondo: centinaia di foto e riprese poi interamente riversate sul web, in cartelle con i nomi e cognomi delle ragazze, da un amico, forse un fidanzatino, che ha tradito la loro fiducia. Ora una ragazza di 17 anni ha vinto quella che era per lei forse la paura più grande: confidare tutto ai genitori e mostrare quelle immagini. "Mamma e papà" racconta la ragazzina a Il Giorno, "hanno reagito meglio di quanto immaginassi. Perché l'abbiamo fatto? Un po' per noia, un po' per scherzo. Ci mostravamo a vicenda i seni per far vedere quanto erano abbondanti, e le parti intime, per paragonarci tra noi. Ci piaceva esibirci in questo modo. Ma non avremmo mai immaginato che quel materiale sarebbe uscito dalla chat". Ora l'intera vicenda è stata segnalata alla Polizia Postale ma per bloccare la diffusione delle foto c'era un piccolo grande ostacolo: trattandosi di minori serviva la denuncia dei genitori delle minorenni. E per le ragazze coinvolte la più grande paura non era tanto la diffusione delle foto sul web, quanto il rivelare il tutto - sexting incluso ovvimanete - ai genitori. "Molte mie amiche non vogliono parlarne" dice la 17enne che, assieme a una coetanea, è per ora l'unica ad aver fatto un passo in avanti. Dalle indagini della Polizia Postale ora si potrà risalire sia a chi ha divulgato il materiale, sia a chi, eventualmente potrebbe già averlo scaricato. Emerge inoltre un altro aspetto: alcune di questi scatti osè sarebbero state scattati anche in classe, da qualche ragazzo che ha ripreso le coetanee, a loro insaputa, mentre erano in pose che mettevano in risalto le loro curve, ad esempio chinate, cosa che testimonia l'uso troppo disinvolto, persino a scuola, dei telefonini. Lo scambio virtuale di foto e filmati senza veli a contenuto sessuale è una tendenza che sta diventando oggi praticamente normalità: il 34% dei giovani fanno sexting per fare colpo su qualcuno o essere accettato dal gruppo; il 17%, invece, lo fa perché qualcun altro glielo chiede. Ma per quale motivo delle ragazzine decidono di dare in pasto a Internet foto così private? "Perché non hanno consapevolezza" racconta a Il Giorno, Nunzia Ciardi, la prima donna a dirigere la Polizia Postale, "gli smartphone sono protesi con cui viene spontaneo fare tutto. Scambiarsi foto di nudo e hard è diventato un gioco con cui si creano pericolose forme di complicità. Registriamo un costante aumento del sexting e del revenge porn, ossia la pubblicazione sui social di immagini che ritraggono parti intime dell’ex partner: fenomeni così insidiosi che i social cercano algoritmi per correggere le foto incriminate". Quale intervento potrebbe agevolare la vostra caccia di cybercriminali? "La società deva cambiare" aggiunge, "i ragazzi non percepiscono i genitori come adulti di riferimento, perché li trovano non tecnicamente all'altezza. I ragazzi si sentono più evoluti di loro e vogliono gestire la questione web da soli. Gli adulti spesso tendono a declinare il controllo perché non si sentono padroni del digitale".