Maroni: arresti per terrorismo
Le persone arrestate nell'operazione della Digos di Roma "si accingevano a ricostruire una struttura operativa delle Brigate rosse, pronta a colpire con azioni eclatanti". Lo dice il ministro dell'Interno Roberto Maroni commentando gli arresti dei 6 presunti terroristi appartenenti a un'organizzazione di stampo marxista-leninista. Subito dopo l'operazione, il ministro si è congratulato con il capo della Polizia, prefetto Antonio Manganelli, e con il questore di Roma, Giuseppe Caruso. "L'operazione condotta questa mattina dalla Digos - ha aggiunto Maroni - è di eccezionale importanza, perché è stata impedita la riorganizzazione della lotta armata in Italia". Avrebbero progettato anche un attentato in occasione del G8 che si sarebbe dovuto tenere all'Isola della Maddalena (poi spostato all'Aquila in seguito al terremoto), le persone arrestate nell'ambito dell'operazione antiterrorismo condotta dalla magistratura romana. La circostanza sarebbe emersa da una serie di intercettazioni alle quali sono stati sottoposti gli indagati. I reati contestati, a seconda delle posizioni, sono di associazione per delinquere finalizzata al terrorismo, banda armata e detenzione di armi. Dagli accertamenti è emerso che Luigi Fallico avrebbe contattato numerosi esponenti, alcuni dei quali già coinvolti come fiancheggiatori delle nuove Brigate rosse, nel suo progetto di ripristino della lotta armata. Tra i fiancheggiatori contattati, anche uno coinvolto nelle indagini sull'omicidio del giuslavorista Massimo D'Antona, ucciso in via Salaria il 20 maggio 1999. I milanesi coinvolti nell'inchiesta dei Pm Pietro Saviotti ed Erminio Amelio avrebbero avuto legami con alcuni esponenti legati alle Brigate rosse e fatti arrestare negli scorsi anni dal pm Ilda Boccassini. Secondo quanto è emerso dall'inchiesta della procura di Roma che ha smantellato il gruppo di presunti terroristi che si ponevano "in continuità con le Br", la cellula stava studiando i sistemi di videosorvaglianza che si stavano mettendo a punto alla Maddalena dove inizialmente si sarebbe dovuto svolgere il G8, poi trasferito a L'Aquila. Il gruppo di Fallico, secondo chi indaga, "stava studiando un modo di eludere i sistemi di sicurezza".