Il futuro del Corsera
Rcs vende via Solferinoe i giornalisti scioperano
Ventiquattrore di paralisi totale del Corriere della Sera: domani, 14 settembre, il quotidiano non sarà in edicola e il sito online non sarà aggiornato. Questo perché i giornalisti sciopereranno contro la decisione dell'azienda di mettere in vendita la sede storica di via Solferino, inserita nel pacchetto di immobili oggetto della trattativa avviata in esclusiva da Rcs MediaGroup con il fondo statunitense Balckstone. Il comitato di redazione chiede a Rcs di bloccare la trattativa anche perché, si legge nel documento redatto dopo l'assemblea dei giornalisti "l'azienda otterrà il classico piatto di lenticchie per aver svenduto la sede storica di via Solferino 28, lo specchio di un'identita' che ha oltre 100 anni di storia". "Un'operazione senza alcuna logica economica" - Il comitato di redazione spiega di aver chiesto un incontro con l'amministratore "per discutere di come rispondere alla sfida dell'innovazione tecnologica". L'11 settembre, aggiunge il Cdr, "il manager si è presentato prospettando la vendita dell'intero immobile in cui hanno sede il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport. I contorni dell'operazione non seguono alcuna logica economica. L'intenzione è' vendere in blocco un immobile collocato nella zona piu' costosa di Milano (Garibaldi-Moscova-Solferino) al fondo americano Blackstone a un prezzo largamente inferiore ai valori potenziali, per poi riaffittarne una parte a prezzi di mercato, quindi altissimi". "Come possono azionisti come Fiat, Mediobanca, Intesa SanPaolo (il nucleo di comando della società) accettare che lo stato patrimoniale della Rcs venga saccheggiato come se il gruppo fosse alla disperazione? - chiedono dal Cdr - Che senso ha sottolineare in continuazione il valore culturale del Corriere e poi consegnare alla finanza speculativa un pezzo dell'identità storica del giornale? Il Cdr chiede di bloccare l'operazione". L'azienda per ora non intende commentare anche se Giovanni Bazoli, presidente di Intesa San Paolo, nell'assemblea dei soci aveva detto: "Se ci sono inevitabili mutamenti decisi e necessitati anche da determinate situazioni economiche, queste non vengano ad intaccare quella parte di via Solferino che rappresenta uno scrigno dal punto di vista della conservazione dei valori e dei tesori storici di Milano". Ci hanno ripensato?