Come i predecessori
Papa Francesco, veglia e digiuno per la Siria. Il suo alleato è la Madonna di Fatima
Prima che le guerre scoppino, per allontanarne gli esiti apocalittici, i Papi si rivolgono alla Madonna di Fatima. Se farà in tempo - cioè se con le armi della preghiera, del digiuno e della diplomazia otterrà un rinvio dell’intervento militare in Siria - anche Francesco seguirà l’esempio dei suoi predecessori. Altrimenti, tenterà di limitarne i danni, con l’intercessione di Maria. Manca poco più di un mese alla Giornata mariana che si terrà in Vaticano il 12 e 13 ottobre prossimi. “Beata perché hai creduto” è il tema dell’evento, organizzato dal Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione nell’ambito delle celebrazioni dell’Anno della Fede, indetto da Papa Benedetto XVI per commemorare i cinquant’anni del Concilio Vaticano II. Tuttavia, la data coincide con l’anniversario dell’ultima apparizione della Beata Vergine a Fatima: era infatti il 13 ottobre 1917 quando a Cova da Iria, in Portogallo, la Madonna apparve per la sesta e ultima volta ai tre pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta. Perciò la statua originale della Madonna di Fatima verrà portata in Piazza San Pietro ed esposta alla venerazione dei fedeli. Ricorre spesso, ultimamente, il messaggio della Regina del Rosario. Il 13 maggio scorso l’attuale Pontificato era stato consacrato alla Madonna proprio presso la cappellina delle apparizioni di Fatima, per un’esplicita richiesta di Papa Bergoglio al vescovo di Leiria. E ora «è desiderio vivo del Santo Padre - ha spiegato monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione - che questa Giornata mariana possa avere come simbolo speciale una delle icone della Beata Vergine più significative per i cristiani di tutto il mondo». Oltre al fatto significativo che nella corona di quella statua è stato incastonato uno dei proiettili sparati contro Giovanni Paolo II nell’attentato del 13 maggio 1981, vi sono anche altre meditazioni che affiorano alla mente dei fedeli in attesa. Il 13 ottobre, davanti alla statua della Madonna, Papa Francesco consacrerà il mondo al Cuore Immacolato di Maria. Il primo a chiedere la grazia, per fermare «l’orrenda carneficina» della Seconda Guerra Mondiale, era stato Pio XII, il 31 ottobre 1942, quando parlando alla Radio Vaticana aveva consacrato la Chiesa e il genere umano alla Regina della pace. In seguito, mentre era in corso la crisi degli euromissili fra Usa e Urss, Papa Giovanni Paolo II aveva compiuto lo stesso atto, in piazza San Pietro, il 25 marzo 1984, ripetendo il proprio atto di affidamento, avvenuto sempre a Fatima il 13 maggio 1982. Quella volta l’orologio della terza guerra mondiale si era fermato. Poi l’8 ottobre 2000, insieme a 1.500 vescovi, aveva affidato il nuovo millennio alla Madonna. Solo l’11 settembre 2001, dopo gli attacchi all’America, ci si ricordò dell’avvertimento di Papa Wojtyla, secondo il quale l’umanità era a un bivio e che poteva trasformare il mondo in un giardino fiorito oppure in un cumulo di macerie. Insomma, se il comunismo ateo -principale argomento dell’avvertimento della Madonna - ha esaurito la propria spinta propulsiva, l’apparizione e il messaggio dato ai tre pastorelli portoghesi rimangono attuali, a detta di Papa Benedetto XVI che, a Fatima, il 13 maggio 2010, aveva annunciato: «Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa», esprimendo poi una speranza: «Possano questi sette anni che ci separano dal centenario delle Apparizioni (2017) affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinità». E ora tocca al Papa argentino, consapevole del rischio di un allargamento del conflitto siriano a tutto il Medio Oriente, ma soprattutto convinto che i segni dei tempi indichino un bivio. Nel 1997 lo aveva ricordato anche il suo predecessore, Joseph Ratzinger, prima di salire al soglio pontificio, che «davanti a noi stanno la distruzione del mondo, l’apocalisse e il tramonto definitivo», esortando a «tenerne conto», sebbene avvertendo che «la diagnosi apocalittica non può essere esclusa, ma, anche in quel caso, resta comunque il fatto che Dio protegge gli uomini che lo cercano; l’amore, alla fine, è più potente dell’odio». di Andrea Morigi