Lo sposo
53enne scivola dal camion e si aggrappa, la fede gli stacca l'anulare
I matrimoni, nel tempo, creano sempre qualche problema agli sposi. Questa volta però è una fede la responsabile della disavventura capitata a un 53enne di Veniano, comune della provincia di Como. Il 2 aprile scorso l'uomo, scendendo da un camion, è scivolato e si è aggrappato al mezzo con la mano e l'anello, incastrandosi in un gancio, gli ha provocato il distacco dell'anulare. Tempestivo il soccorso dei medici, che sono riusciti a conservare il moncone in perfetto stato e hanno potuto così provvedere a riattaccarlo. La delicata operazione - Durante l'intervento in anestesia totale, durato quattro ore, i chirurghi plastici dell'ospedale Sant'Anna di Como sono riusciti a ricostruire il dito del malcapitato. Il lavoro è stato presentato oggi, giovedì 18 luglio, con una conferenza stampa. Hanno partecipato all'incontro il direttore medico del San'Anna, Fabio Banfi, il responsabile reparto Chirurgia plastica e direttore della Chirurgia maxillo-facciale, Prof. Paolo Ronchi, il chirurgo plastico Marco Sanna e lo stesso paziente: "L'operazione è perfettamente riuscita", osservano i medici soddisfatti. Ora l'uomo, rimasto ricoverato per dodici giorni, sta proseguendo il suo percorso verso la guarigione con le sedute di fisioterapia. Scheletro esposto - "Il paziente - ha spiegato il chirugo Marco Sanna, che ha eseguito l'intervento - è arrivato con una lesione da sguantamento e un'amputazione del quarto dito della mano sinistra. Una lesione che ha esposto completamente lo scheletro osseo del quarto dito. Le tecniche chirurgiche di norma prevedono la ricostruzione utilizzando tessuti di altre sedi corporee che danno risultati estetici e funzionali spesso non soddisfacenti. In questo caso, invece, il livello della sezione dei vasi sanguigni ha permesso di eseguire un tentativo di reimpianto". Il paziente - "Quando sono scivolato - ha raccontato lo sposo sfortunato - ho sentito l'osso che si rompeva, ma non pensavo che il dito si fosse staccato. Solo qualche secondo dopo, quando ho visto la mano sanguinare e il moncone in terra, ho realizzato la gravità della situazione. Mia moglie Vincenza, che lavora con me, ha avuto la prontezza e la freddezza di raccogliere il dito, avvolgerlo in un panno e metterci del ghiaccio. Arrivato in ospedale, sono sempre rimasto lucido e il chirurgo plastico mi ha spiegato come avrebbe proceduto. Dopo sono stato trasportato in sala operatoria". Poi passa ai ringraziamenti e aggiunge: "Desidero ringraziare tutti quelli che in ospedale mi hanno operato e seguito durante la degenza e anche chi ora si sta occupando della riabilitazione".