L'intervista
Luttwak: "Monti & C.,quanti errori sui marò"
«I governi che rinunciano alla sovranità monetaria, come quelli che sono entrati nella zona euro, rinunciano alle proprie funzioni e non possono che mandare allo sbaraglio i marò»: lo sostiene Edward Luttwak, esperto di questioni strategiche e di problemi militari oltre che profondo conoscitore della situazione politica nostrana, che non disdegna di intervenire in prima persona nelle trasmissioni tv italiane. Autore di due libri insostituibili come La grande strategia dell’Impero romano e La grande strategia dell’Impero bizantino e dell’ultimo Il risveglio del drago, tutti usciti da Rizzoli, sarà oggi a «èStoria» alle 10.30 per parlare di «Pirati oggi. Geopolitica del fenomeno dall’Indonesia alla Somalia» insieme a Mark Lowe e Gianandrea Gaiani. Secondo lei, dietro l’attuale fenomeno della pirateria si nasconde qualche potenza politica come ai tempi della secentesca guerra da corsa? «Prevalentemente no, però ancora nel sud della Somalia ci sono dei pirati sostenuti da forze jihadiste; e fino a dieci anni fa nella Repubblica Popolare Cinese i predoni del mare sequestravano le navi che passavano dallo stretto di Singapore e le trascinavano sull’estuario del fiume Zhujang, anche con la complicità della guardia costiera e di doganieri corrotti. Poi le autorità centrali sono riuscite a debellare questo problema e a riprendere il controllo del territorio». L’Italia è stata toccata direttamente da questo fenomeno. Due fanti di marina che difendevano i navigli commerciali italiani dagli attacchi pirati sono in attesa di giudizio in India. Come siamo arrivati a questo punto? «Innanzitutto c’è stato un gravissimo errore di base. I due marò sono stati inviati in missione senza un addestramento necessario: a una conferenza della Marina militare, a cui avevo partecipato anch’io, avevo detto che non si deve sparare di notte. Nell’Oceano Indiano spesso al calar del sole si avvicinano barche per vendere frutta o pesce... e spesso ci sono a bordo anche rappresentanti della guardia costiera che non avendo navi a disposizioni approfittano di altri navigli per controllare delle navi che entrano nelle acque territoriali: perciò non bisogna aprire il fuoco, a meno che non ci siano aperti atti di ostilità. Ma poi gli errori sono continuati...». Cioè? «Da quando l’ambasciatore italiano a Delhi, il predecessore di Daniele Mancini, ha detto al capitano della Lexie di abbandonare le acque internazionali e di entrare in porto. Sbaglio capitale, perché se fosse rimasta nelle acque internazionali la situazione si sarebbe potuta risolvere tra Stati in maniera molto più soft». E poi il governo come si è comportato? «Si sarebbero dovuti tenere i toni bassi. Pagare le famiglie, accettare una condanna e poi riportare a casa i due. Invece Staffan de Mistura, che ha fatto carriera all’Onu, dove notoriamente non si premia il merito (basti vedere i fallimenti inanellati da Kofi Annan), ha fatto l’esatto contrario. L’ex sottosegretario, anziché abbassare i toni, li ha alzati provocando il disastro. Il governo Monti e il ministro Terzi hanno fatto delle cose assurde, infangando l’Italia. A riportare la situazione sui binari giusti è stato l’ammiraglio De Paola e poi il presidente Napolitano, che si è reso conto che il governo stava rovinando l’autorevolezza dello Stato italiano». L’ambasciatore americano a Roma, David Thorn, in un intervento a Siena ha dichiarato che il governo Letta durerà a lungo. Come lo interpreta? «Questo è un giudizio di un privato. Il Dipartimento di Stato auspica il successo di ogni governo italiano: si tratti di Fanfani come di D’Alema o di Tambroni. Personalmente difenderei qualsiasi governo che decidesse di uscire dall’euro. Se ciò avvenisse molta ricchezza sarà compromessa, ma ci sarà lavoro e ripresa economica: vorrei che fallissero tutte le agenzie di collocamento e che si desse da lavorare addirittura ai pensionati. Sarà costoso comprare Mercedes, ma la Fiat riprenderà a volare e così l’intero Paese. Il fanatismo monetario e l’austerità porteranno l’Italia al collasso. Solo un cataclisma benefico, come l’uscita dall’euro, permetterà all’Italia di rinascere». di Simone Paliaga