Ancora violenza sulle donne
Corigliano calabro, 16enne uccide e brucia il corpo della fidanzatina 15 anni
L'ha uccisa a coltellate al termine di una lite, poi le ha dato fuoco e si ferito al viso. Alla fine ha confessato, Domenico, il 16enne di Corigliano Calabro, sulla costa ionica cosentina, che venerdì ha ammazzato Fabiana Luzzi, la fidanzatina di 15 anni il cui corpo è stato ritrovato carbonizzato in un terreno alla periferia della cittadina, poco lontanto dalla scuola frequentata dalla vittima. Lei voleva lasciarlo, lui è impazzito di gelosia e l'ha massacrata. Con il passare delle ore, però, trapelano nuovi agghiaccianti particolari. Il ragazzo ha dato fuoco a Fabiana quando era ancora viva, mentre lei implorava di non farlo. Lo ha confessato lui stesso nel corso dell'interrogatorio. Domenico ha spiegato che, benché ferita da diverse coltellate, lei ha reagito fino all'ultimo per evitare la morte. Quando Fabiana ha compreso che lui stava per darle fuoco si è alzata, gli si è gettata addosso cercando di svuotare la tanica. Poi, stremata per le ferite, è caduta a terra e il ragazzo le ha dato fuoco. Il movente - Il movente dell'efferato omicidio sarebbe la gelosia: ha deciso di uccidere la fidanzatina perché lei si era rifiutata di avere un rapporto sessuale con lui. Il ragazzo venerdì non era andato a scuola, il giorno precedente aveva litigato con Fabiana. Così ha deciso di aspettarla fuori da scuola, dove lei frequentava la prima classe dell'istituto tecnico commerciale di Corigliano. All'uscita da scuola il ragazzo l'ha inseguita e l'ha costretta a salire sul suo motorino. Poi, dopo averla accoltellata in una stradina, l'ha lasciata a terra per il tempo necessario a procurarsi la benzina per darle fuoco. Il ragazzo in città viene descritto come violento e irrequieto, capace di azioni eclatanti. I suoi insegnanti dicono di lui che è molto intelligente, dai modi esuberanti, e che è forte caratterialmente. Il perdono della madre - "Come era bella Fabiana, ora non posso più vederla, devo solo ricordarla attraverso di voi". Così, tra lacrime e grida, straziata dal dolore, la madre di Fabiana. Ha pronunciato queste parole quando si è affacciata dal balcone, rivolgendosi agli amici e ai compagni di scuola della figlia. Prima di rientrare ha gridato: "Fabiana, quanta gente ti voleva bene, solo una ti odiava". La famiglia di Fabiana, tutti testimoni di Geova, in mattinata ha ricevuto la visita dell'arcivescono di Rossano_Cariati, Santo Marcianò. La madre, al monsignore, ha detto: "Abbiamo bisogno di sentire l'affetto della gente. Non vogliamo vederci soli. Mia figlia ha il diritto di avere giustizia". Poi la donna ha aggiunto che "anche quel ragazzo è una vittima", il ragazzo che ha brutalmente ucciso sua figlia. Il padre di Fabiana, accogliendo in casa l'arcivescovo, lo ha abbracciato e gli ha detto: "Mi ha fatto piacere ricevere la sua visita. Noi ci incontriamo sul valore della vita". La menzogna e la confessione - Inizialmente il giovane era stato ricoverato nel centro grandi ustionati di Brindisi, dove era stato trasferito d'urgenza dopo essersi presentato nel pomeriggio nell'ospedale di Corigliano sostenendo di essersi ferito mentre armeggiava con il suo motorino. I carabinieri però hanno da subito sospettato che la verità fosse un'altra, anche perché poco dopo i genitori della ragazzina ne avevano denunciato la scomparsa, spiegando che venerdì non era tornata a casa dopo essersi recata a scuola in mattinata. Inizialmente si era pensato ad un allontanamento volontario, anche perché l'aveva già fatto un anno fa quando fu poi ritrovata in casa di amici a Bologna. Il ritrovamento del cadavere della quindicenne è giunto al termine di una giornata di intense indagini con l'interrogatorio del fidanzatino che, dopo ore sotto torchio, sarebbe crollato raccontando quanto successo. "Mi ha aggredito" - Il giovane nella sua prima versione ha anche tentato di scaricare parzialmente sulla ragazza le sue responsabilità riferendo di una presunta aggressione ai suoi danni. ''Mi ha aggredito e l'ho accoltellata più volte'', ha detto per difendersi. Nessuna spiegazione però da parte sua del perché, per incontrare la fidanzata, si fosse portato il coltello con cui l'ha uccisa. Nel suo racconto il giovane è stato lucido anche nel riferire le fasi successive all'omicidio. ''L'ho colpita più volte e poi, dopo essere stato un po' in giro, sono andato a procurarmi la benzina con cui ho dato fuoco al suo corpo. Dopodichè me ne sono andato a casa''. Infine, la frase agghiacciante: ''Era ancora viva quando le ho dato fuoco''. Il giovane era scosso per quanto è accaduto ma questo non gli ha impedito di manifestare una certa insofferenza durante l'interrogatorio. ''Sono stanco, voglio andare a dormire'', ha ripetuto più volte al magistrato. Il ragazzo non ha mai pianto nel corso dell'interrogatorio, nè ha manifestato alcun segno di pentimento. La rabbia di Corigliano - Una folla di alcune centinaia di persone si è radunata, in serata, davanti la sede della Compagnia dei carabinieri di Corigliano: inizialmente sono stati compagni di scuola ed amici della ragazzina a presentarsi, soprattutto per avere notizie, poi la folla si è ingrossata e quando sono cominciate a circolare le prime voci sul fatto che la sedicenne era stata uccisa, sono state sentite grida di imprecazione e ci sono stati momenti di tensione.