Il dibattito
Niente inglese al PolitecnicoGiusto così. No, è una follia
Il Tar dice no. Niente corsi solo in inglese al Politecnico di Milano. L’«apertura internazionale» promossa nel maggio 2012 dal rettore Giovanni Azzone non troverà dunque concretezza. Almeno per ora. «Incide in modo esorbitante sulla libertà e sul diritto allo studio», si legge tra le motivazioni addotte dal Tribunale Amministrativo Regionale, che mercoledì ha accolto il ricorso presentato nel luglio scorso da 150 docenti dell’ateneo milanese capitanati da Maria Agostina Cabiddu, docente di diritto amministrativo e legale dei «professori dissidenti». «Accoglie in pieno le nostre ragioni. Dimostra tutta la lesività della decisione impugnata. È una vittoria non soltanto nostra, è una vittoria della ragione e della cultura» ha fatto sapere la Cabiddu. Il dibattito: pro e contro la sentenza del Tar Miska Ruggeri: "Evviva, abbiamo evitato un suicidio culturale" Marco Gorra: "No, è l'omicidio di massa dei laureati italiani" E voi da che parte state? Vota il sondaggio di Libero La delibera - Il primato della lingua italiana, sancito dalla Costituzione, ha dunque avuto la meglio, anche nell’ambito dell’insegnamento universitario. Ma procediamo con ordine. Circa un anno fa, il rettore dell’università di Via Leonardo da Vinci ha emanato una delibera - approvata dal Senato Accademico - con la quale dà il via, a partire dal 2014, a corsi esclusivamente in inglese per lauree di secondo livello e i dottorati di ricerca. La decisione è annunciata in conferenza stampa alla presenza dell’allora ministro Francesco Profumo. La specializzazione si tinge di cosmopolitismo. Un respiro globale in uno degli atenei più importanti d’Italia per offrire al mercato del lavoro giovani nostrani qualificati e pronti al confronto con i coetanei europei. Sono queste le ragioni per cui il rettore Azzone si è tanto speso a favore dell’iniziativa. Attualmente, al Politecnico sono 17 le lauree magistrali, due quelle triennali e 24 i dottorati di ricerca dove l’italiano è off limits, mentre la nuova iniziativa avrebbe dovuto riguardare tutti i 34 corsi specialistici. La reazione alla proposta del rettore fu immediata. Non tutti i docenti del Politecnico si sono trovati d’accordo. Bandire totalmente i corsi in lingua italiana è come perdere un pezzo della propria identità. Così tre mesi dopo arriva l’ufficiale ricorso. E il braccio di ferro tra «conservatori» e «innovatori» si protrae anche a mezzo stampa. Pure tra gli studenti le reazioni sono diversificate. C’è chi sarebbe favorevole alle lezioni in inglese, e chi invece sostiene che questo possa in qualche modo rendere inutilmente più complesso il proprio percorso accademico. Al di là della diatriba, al momento è tutto bloccato. L'istituto - Il Tar ha detto la sua, rendendo inefficace il documento firmato dal Magnifico Rettore. In una nota emanata dal Politecnico si legge: «Preso atto della sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia per l’erogazione dell’offerta formativa nei corsi di Dottorato e di Laurea Magistrale in lingua inglese dall’anno accademico 2014/15, il Rettore Giovanni Azzone ha deciso di convocare Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione in seduta straordinaria congiunta il prossimo 3 giugno per analizzare la sentenza e decidere gli atti conseguenti. In assenza di una posizione ufficiale dell’Ateneo che sarà presa in quella seduta, il Rettore non rilascerà dichiarazioni». La presidente dell’Accademia della Crusca, Nicoletta Maraschio, ha invece sostenuto che «l’internazionalizzazione e la tutela della lingua nazionale non devono essere poste in contrasto. Occorre mantenere saldo il principio del bilinguismo». di Antonella Luppoli