L'allarme-bomba
Il sistema sanitario italiano ha solo 1.000 giorni di vita
di Nino Sunseri Entro 1.000 giorni non ci sarà più il Servizio Sanitario Nazionale. Ancora tre anni e la sanità pubblica crollerà sotto il peso di spese inutili e di sprechi che servono solo a curare il portafoglio di clientele ben identificate. A lanciare l’allarme l’ufficio studi di FederAnziani la confederazione che raggruppa le associazione della terzà età. Una denuncia dura, come se i protagonisti avessero ancora vent’anni: «Non si può continuare a volatilizzare miliardi nei giganteschi sprechi che si annidano tra le corsie degli ospedali pubblici». Vuol dire spese eccessive per le mense e i pasti, lenzuola d’oro per la lavanderia, spese telefoniche dal costo interplanetario. Per finanziare questo ciclopico sistema di dissipazione ci sono ticket, super-ticket e balzelli aggiuntivi. La ricetta per curare l’infezione? Più spzio alla sanità privata e la revisione delle norme che affidano alle Regioni la gestione della sanità. Studi del ministero - La tesi parte proprio dagli studi del Ministero della Salute e dell’Agenas (l’Agenzia che si occupa dei controlli). Emerge il crescente utilizzo da parte dei cittadini dei servizi erogati a pagamento dai privati. Il costo viene considerato concorrenziale con le strutture pubbliche e la prestaz«ione assai più rapida. Come dire ticket e superticket sono troppo cari e le visite, nel privato, a parità di spesa sono eseguite in ambienti confortevoli, puliti e senza liste d’attesa. «Si deve ricorrere al privato– dichiara il Presidente di Federanziani Roberto Messina – perché ormai il servizio pubblico ha rinunciato al suo ruolo. La crescente inefficienza e l’innalzamento dei costi hanno stancato i cittadini». Secondo il Centro studi, la piramide degli sprechi ormai è cristallizzata. Ci sono casi di malasanità che si configurano come reati frutto di premeditazione. Per esempio gli ottomila morti l’anno a causa delle complicanze dell’influenza. Una strage causata da circolari ministeriali troppo compiacenti. Oppure «gare d’appalto regionali per l’acquisto di vaccini obsoleti o non prioritari per la salute pubblica». Il quadro che emerge dall’analisi di Federanziani fa rabbrividire. Una speculazione senza scrupoli giocata sulla pelle degli italiani. Dai “costi inutili”, per staminali «che inducono false speranze verso sostanze e terapie erogate senza tener conto degli aspetti regolatori».Oppure iniziative assai poco trasparenti che servono unicamente per giustificare sprechi e ruberie. Altro che Far West. Questa è la savana più selvaggia. Le cure, secondo Federanziani, devono essere di comprovata efficacia e sicurezza. «Non immesse sul mercato e somministrate pur in mancanza di studi completi». Senza il lavoro di controllo degli arbitri (Fda, Ema, Aifa) «non ci sarà più garanzia di qualità, nè sicurezza dei farmaci, né vigilanza». Funzionerà solo la legge del più forte (o del più ricco e influente). I piani regionali - L’atto di accusa di Federanziani non si ferma qui. Un esempio: per facilitare i piani di rientro, alcune regioni, come la Campania non permettono più ai loro cittadini di curarsi nelle altre regioni dove esiste una sanità d’ eccellenza. «Così ignorando il diritto alla salute e la Costituzione». «Tutto ciò – conclude Roberto Messina – allontana dall’unica strada possibile: restituire centralità al sistema, ridurre il potere delle Regioni, indire gare nazionali e perseguire l’uguaglianza delle prestazioni su tutto il territorio». Secondo FederAnziani, se le istituzioni, Regioni per prime, non si impegneranno in questa direzione, continueranno a sperperare in maniera sconsiderata le tasse versate dai cittadini e finiranno per distruggere il Servizio Sanitario «in non più di mille giorni».