Due vittime

Strage con il piccone, muore anche il ventenne

Marta Macchi

Non ce l'ha fatta il ventenne Daniele Carella che, nella giornata di sabato 11 maggio, era stato colpito da alcuni colpi di piccone - alla testa e alla schiena -  a Milano  da Adam Kabobo, 31enne ghanese, mentre aiutava suo padre a scaricare i giornali. Il giovane era stato sottoposto ad un immediato e delicato intervento chirurgico al cranio ma le condizioni si erano rivelate, sin da subito, critiche. Sale così a due il numero delle vittime del folle gesto omicida che ha inoltre coinvolto altre due persone rimaste ferite. Dimesso invece dall'ospedale Niguarda il cinquantenne Francesco Niro che, a causa delle lesioni, era stato trattenuto per un trauma cranico facciale . Il papà e il fratello - Il papà di Daniele, senza più lacrime da piangere, dice: "Quando penso alla bestia che lo ha ucciso, spero che lo lascino in pensione e buttino la chiave. L'importante è che non sostengano che è pazzo e che lo facciano uscire tra tre anni". Papà Savino ha visto uccidere Daniele sotto i suoi occhi, ha visto Kabobo accanirssi sul suo cranio fino a spezzare il manico del Piccone. Christian, gemello di Daniele, non regge il dolore: "Sono morto anche io, ma fineché io vivrò lui vivrà con me. Realiozzerò i suoi sogni. Farò la patente della moto. STatò vivino al nostro fratellino di 13 anni che è un cucciolo".  Nessuna giustificazione - In Italia: illegalmente. Questa è la verità su Adam Kababo, clandestino dalla storia giudiziara già nota. Il ghanese, giunto in territorio italiano clandestinamente, aveva inizialmente ottenuto istanza per asilo politico e di conseguenza, come la legge prevede, un permesso di soggiorno temporaneo. Poi i controlli: la commissione regionale analizza la sua situazione e decide di respingere la richiesta e di mettere fine alla validità del suo permesso. L'africano però fa ricorso e diviene elemento inespellibile. Un cavillo, un buco nella legge che permette al rifiugiato di continuare a sostare in Italia senza alcun impedimento: nonostante il carattere burrascoso che presto si rivela. Nel 2011 si trova al Cara di Bari (Centro Accoglienza richiedenti Asilo) quando scoppia una rivolta che porta allo scontro di circa 200 ospiti contro i poliziotti, 35 restano feriti. Adam viene trasferito nel carcere di Lecce, spacca un televisore e si becca un'altra denuncia. Il 12 febbraio 2012 però è di nuovo in libertà per decorrenza dei termini di custodia. Kababo si sposta quindi a Milano e si fa subito notare dai carabinieri per alcuni atteggiamenti strani. Viene portato in caserma per l'identificazione ma, ancora una volta, non c'è alcun motivo per trattenerlo. Su di lui nessuna pendenza giuridica dato che, il ghanese, è ancora in attesa di conoscere l'esito del suo ricorso quindi non può essere allontanato dall'Italia.  Legalmente autorizzato a fare vita da senza tetto sul suolo italico sebbene abbia precedenti penali non indifferenti.