Il volume

"Sull'aereo di Papa Benedetto": il Ratzinger che non ti aspetti

Andrea Tempestini

di Caterina Maniaci Papa Benedetto XVI è tornato qualche giorno fa in Vaticano, dove risiederà in modo permanente, nel convento riadattato a sua abitazione. Il suo ritorno, anche se prelude ad un’esistenza "nel nascondimento e nella preghiera",  rappresenta un’occasione per ripensare al suo pontificato, anche negli aspetti meno conosciuti ma illuminanti. Per esempio, il suo rapporto con il viaggio e con la stampa. Si è spesso voluto rimarcare la differenza con il suo predecessore, Giovanni Paolo II, papa-globe trotter e vivace comunicatore. E invece scopriamo che anche papa Ratzinger, nei suoi viaggi apostolici e nelle visite di Stato, ha trasformato quelle occasioni in grandi esperienze, capaci  di lasciare un’impronta duratura e di dare frutti insperati.  E’ successo in Francia, in Germania, persino nella laicissima e multiculturale Gran Bretagna e in molti altri luoghi ancora. Un libro testimonia questo grande capitolo del pontificato conclusosi qualche mese fa con l’inaudito atto delle dimissioni:  Sull’aereo di papa Benedetto, di Angela Ambrogetti, edito alla Libreria Vaticana Editrice, con la prefazione di monsignor Georg Gaenswein e l’introduzione di padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede. L’autrice, giornalista vaticanista di grande esperienza, ha raccolto gli interventi e le interviste-conversazione che il Papa ha avuto con i giornalisti durante i voli che lo hanno portato in giro per il mondo. Un lavoro che la Ambrogetti aveva già fatto per papa Giovanni Paolo II, il cui risultato è stato un libro tradotto e pubblicato in vari Paesi, dal titolo Compagni di viaggio. Interviste al volo con Giovanni Paolo II, sempre edito dalla Lev.    Il metodo è lo stesso: la trascrizione paziente delle registrazioni di queste conversazioni custodite nell’archivio della Radio Vaticana, collocandole in modo cronologico e inquadrandole nell’ambito del viaggio che il Papa si apprestava a fare o aveva appena concluso, in relazione ai problemi e alle spesso delicate situazioni che si dovevano affrontare. Si comincia con il viaggio a Colonia, in Germania, per la XX Giornata Mondiale della Gioventù, nell’agosto del 2005 e si conclude con la cruciale visita a Beirut, nel settembre 2012, l’ultimo volo papale per Benedetto.  Ne emerge il ritratto di un Papa intellettuale ma semplice, sempre pronto a rispondere ad ogni domanda, senza censurarne alcuna, non con una battuta ma con un discorso concettualmente articolato, con coraggio e senza voler piacere a tutti e a tutti i costi, sfidando le abitudine dei media, troppo abituati a cercare facili sintesi e slogan, che troppo spesso hanno portato a fraintendimenti ed equivoci anche gravi, come nel famoso caso di Ratisbona, con il suo discorso tenuto all’Università, sintetizzato in modo da ingenerare un caos pericoloso nei Paesi islamici. Benedetto XVI non si è piegato a queste esigenze, ha sempre parlato nel suo stile, da professore e pontefice che vuole farsi capire da tutti. Da uomo libero e innamorato della verità.