Tira e molla
Ruby, sì al legittimo impedimento per Berlusconi
I giudici della quarta sezione penale del tribunale di Milano hanno accolto la richiesta di legittimo impedimento assoluto presentata dalla difesa di Silvio Berlusconi nel proceeso Ruby. Secondo i giudici, in base al certificato redatto dai medici fiscali, Berlusconi soffre di uno "scompenso pressorio" e ha quindi un impedimento assoluto a partecipare all’udienza. Il processo è stato quindi rinviato. L'ennesimo colpo di scena in un weekend che di ribaltoni e paraddosi ne ha registrati tanti. Il leader del Pdl è da venerdì ricoverato al San Raffaele per una uveite che, nella giornata di domenica, ha portato a problemi di pressione. I medici personali e dell'istituto hanno sempre ribadito la necessità di tenere il paziente ricoverato in via precauzionale, scontrandosi con le richieste dei pm milanesi. Prima quelli del processo in primo grado sul Rubygate, guidati da Ilda Boccassini, quindi quelli del processo d'Appello sul caso Mediaset. Entrambe le accuse hanno chiesto la visita fiscale in ospedale (l'ultima proprio oggi, nell'udienza di lunedì mattina del sexgate), non "fidandosi" delle motivazioni addotte dalla difesa di Berlusconi che aveva chiesto il legittimo impedimento per tutte e due le udienze. E mentre nel processo Mediaset il legittimo impedimento non è stato riconosciuto, per il processo Ruby sì. Stranezze della giustizia italiana. Giornata convulsa - Per l'ex premier si trattava della seconda visita fiscale nel giro di tre giorni. Nel processo Ruby, dove il Cav risponde di concussione e prostituzione minorile, i difensori avevano chiesto il legittimo impedimento sulla base di tre certificati medici, uno dei quali redatto da un cardiologo. Non solo, ma gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo avevano presentato anche un legittimo impedimento per loro stessi per partecipare alla riunione del Pdl fissata in mattinata a Milano, alla presenza del segretario Angelino Alfano, per discutere, tra l'altro, del voto alle recenti elezioni, della nomina dei capigruppo alla Camera e al Senato e delle commissioni parlamentari. Impegno che ha obbligato i due penalisti, entrambi deputati, ad abbandonare l'aula senza attendere il parere del tribunale che, poco dopo, richiamandosi anche al principio costituzionale della "ragionevole durata del processo" che fa "prevalere la necessità di una celere trattazione" del dibattimento, hanno ritenuto che la riunione Pdl avesse "natura squisitamente politica" e non istituzionale. Riunione che, dalla sede della Camera di Commercio dove era stata fissata, si è 'spostata' al palazzo di giustizia per protestare contro le ultime inchieste giudiziarie che hanno colpito Berlusconi.