Occhio ai soldi

Banche, la guida in tre mosse per saper se la tua è sicura

Matteo Legnani

Certo, la fiducia tra bancario e correntista resta un elemento chiave dei rapporti tra utenti e banche. Ma un esame del Sole 24 Ore fissa tre criteri in base ai quali è possibile capire la solidità dell'istituto bancario al quale affidiamo i nostri soldi. La prima cosa che va guardata è il capitale, indispensabile per coprire eventuali buchi e perdite evitando rischi per soci, azionisti e correntisti. Per valutare che sia adeguato c'è un parametro preciso, che è il Cet1: ossia la misura del capitale primario rapportato agli impieghi a rischio dell'istituto. Che per le grandi banche, scrive sempre Il Sole, deve essere sopra il 10%. In Italia, tra le "big", solo le due banche popolari venete, la Vicenza e Veneto Banca, sono al di sotto di questo parametro. Il secondo elemento da valutare è il livello dei "crediti sòla" nei loro bilanci. Ovvero i crediti concessi dall'Istituto che sono per vari motivi inesigibili, ovvero che prima o poi si trasformeranno da ipotetici attivi di bilancio a improvvisi buchi da coprire. Su questo fronte, detto anche dei "crediti malati", in situazione di grande tranquillità spicca il Credem (già Credito Emiliano), con appena il 6% di "credito malato"; seguono Ubi, Popolare di Sondrio, Bpm, Unicredit e Intesa. Terzo elemento da valutare, strettamente correlato al secondo, è il tasso di accantonamento, ovverossia quanto gli istituti di credito mettono da parte per far fronte alle sofferenze. Cifra che, chiaramente, dovrebbe essere tanto maggiore quanto maggiori sono i "crediti malati". Alti tassi di copertura, al di sopra del 50%, ce li hanno Unicredit, Popolare di Sondrio, Intesa, Credem. Addirittura Intesa, Unicredit, Sondrio e Credem coprono le sole sofferenze fino al 60%.