La decisione
Il Csm sospende dalle sue funzioni il giudice Silvana Saguto per abuso d'ufficio e corruzione
Silvana Saguto non è più un magistrato. L'ex presidente della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo è stata sospesa dalle sue funzioni e non percepirà alcuno stipendio dopo essere stata accusata di abuso d'ufficio e corruzione nella gestione dei beni sequestrati ai boss mafiosi. Non ci sarà nessun trasferimento da Catania a Milano e nonostante l'inchiesta attualmente in corso a Caltanissetta sia in fase preliminare non le verrà riconosciuta la presunzione d'innocenza. Per il Consiglio Superiore della Magistratura, di solito meno intransigente nei confronti dei colleghi, il danno causato dalla presidente ha causato "una perdita di prestigio irrimediabile" alla categoria. Il comunicato del Csm - "Si tratta di fatti talmente gravi da essere incompatibili con l'esercizio delle funzioni anche perché la credibilità del magistrato appare menomata al punto da pregiudicare la necessaria fiducia che i cittadini devono riporre nei suoi confronti", scrive il Csm. La donna che fino a poco fa era il simbolo della lotta alla mafia, abusava persino della sua scorta, da poco rafforzata, per andare in tintoria o in profumeria. E da metà settembre quando era esploso il caso si era messa in malattia, facendo scomodare perfino la visita fiscale. Le accuse contro la giudice sono comunque pesantissime, la gestione dei beni sequestrati "per il conseguimento di utilità personali" e le consulenze al marito procurate dall'amministratore giudiziario pure indagato che con gli incarichi ricevuti ha incamerato parcelle milionarie, sono gravi e note. Così come le dichiarazioni sprezzanti intercettate in una chiamata sui figli di Paolo Borsellino ("Manfredi è uno squilibrato e Lucia è cretina"). Le altre toghe in discussione - Oltre alla Saguto ci sono altri quattro magistrati coinvolti a vario titolo nell'inchiesta. L'ex Csm Tommaso Virga, il cui figlio, Walter, ha avuto un incarico di amministratore giudiziario; due giudici della sezione misure di prevenzione, Lorenzo Chiaramonte e Fabio Licata, ora trasferiti ad altra sezione, e un pm, Dario Scaletta. Tutti si proclamano innocenti esattamente come la presidente che afferma di non essere corrotta e parla di "gravi errori" annunciando tramite il suo avvocato Giulia Bongiorno, il ricorso contro il provvedimento disciplinare alle sezioni unite della Cassazione.