Stangata sulla salute

Manovra, tagli alla Sanità e rincari: una Asl su 4 rischia il crac, ecco dove crescerà il ticket

Giulio Bucchi

Le solite fregature nascoste nelle pieghe delle norme. O i codicilli a sorpresa, se si preferisce. Anche la legge di stabilità per il 2016 ne contiene. Una di queste trappole corre il rischio di trasformarsi in una stangata sui contribuenti: tasse locali più salate. Un’altra di far saltare per aria una Asl su quattro. Stiamo parlando, nel primo caso, della norma che consente alle regioni coi conti in rosso sulla sanità di compensare con l’aumento dei tributi i tagli previsti dalla manovra. Il giro di vite sui cittadini potrà arrivare in due modi diversi: con l’inasprimento delle addizionali Irpef e Irap oppure con un aggravio dei ticket per le prestazioni sanitarie. Le regioni con disavanzi della sanità sono Abruzzo (che dovrebbe essere fuori dal commissariamento a novembre, dunque senza possibilità di aumentare addizionali e ticket), Calabria, Campania, Lazio, Molise, Piemonte, Puglia e Sicilia. Per il prossimo anno sono previsti tagli per 2,1 miliardi, un po’ meno rispetto ai 3,4 miliardi indicati qualche giorno fa. Uno sconto di 1,3 miliardi che il ministro per la Salute Beatrice Lorenzin rivendica parlando di denaro «in più». La stretta sulla sanità sale poi a 3,9 miliardi nel 2017 e a 5,4 miliardi per ciascuno degli anni 2018 e 2019. Quei tagli, dunque, verranno controbilanciati da strette fiscali nelle 8 regioni in rosso, con la mazzata che colpirà 41,9 milioni di cittadini su 59,8 milioni in tutto in Italia. Si salvano in pochi, insomma. E sono molte le voci di spesa da finanziare: servono 800 milioni per i livelli essenziali di assistenza, 500 milioni per il piano vaccini e 500 milioni per i farmaci contro l’epatite «C». Senza dimenticare il nuovo contratto di lavoro dell’intero settore. Ma non è tutto. Un’altra norma, come già accennato, prevede che le aziende ospedaliere con deficit superiore al 10% della differenza tra costi e ricavi o a 10 milioni di euro entrino immediatamente in un piano di rientro sotto la diretta responsabilità del direttore generale, il quale viene immediatamente rimosso in caso di flop. E su un totale di 108 Asl sparse in tutta Italia, stando a un mappa pubblicata da Quotidianosanità.it, ben 31 sono in rosso e di queste 24 in squilibrio, stando alla bozza della legge di stabilità, obbligate al doloroso piano di rientro. La situazione peggiore è nel Lazio dove tutte le nove aziende ospedaliare sono in deficit; stesso discorso per le tre Asl della Sardegna, le due della Liguria, le sei del Piemonte e le quattro della Toscana. Mentre in Veneto vanno male due Asl su tre, in Campania una su 10, in Calabria quattro su cinque. Bilanci delle Asl pienamente sotto controllo, invece, in Lombardia (35), Friuli Venezia Giulia (5), Emilia Romagna (6), Umbria (2), Marche (3), Puglia (4), Basilicata (2), Sicilia (9). I dettagli dei piani di rientro saranno messi a punto dai ministeri dell’Economia e della Salute al tavolo con la Conferenza Stato Regioni. E a difesa del Servizio sanitario nazionale i medici sono pronti a dare battaglia. Il prossimo 28 novembre i camici bianchi hanno organizzato una manifestazione nazionale a Roma e hanno chiamato a scendere in piazza anche i cittadini. Un’adunata che segue gli Stati generali del 21 ottobre quando la categoria dei medici, compatta, ha già detto no a «ogni forma di sottofinanziamento del Ssn che porta inevitabilmente al razionamento delle risorse utili a rispondere ai bisogni di salute delle persone». di Francesco De Dominicis  twitter @DeDominicisF