L'intervista
Tassista stuprata a Roma, parla la madre: "Mio figlio è una persona buona. Vi spiego chi è davvero"
"Un ragazzo che ha sofferto, con una grave situazione familiare ed enormi problemi economici". Di certo, "non un mostro". Giuliana Borgese, la mamma del 30enne romano arrestato per lo stupro di una tassista, in un’intervista a Il Tempo parla del figlio Simone e della sua infanzia difficile. L’uomo, al termine della corsa nei pressi di Ponte Galeria (periferia di Roma), aveva picchiato la donna di 43 anni costringendola a un rapporto orale. Dopo il fermo ha confessato ed è stato portato al carcere di Regina Coeli, dove è tuttora detenuto. La difesa della madre - “Dovete concedermi di spiegare a tutti chi è davvero Simone – supplica la madre Giuliana – Il figlio di un padre alcolizzato, un barbone, un violento con il quale ha vissuto da quando me ne sono andata via di casa nel 2005, stanca di essere picchiata e maltrattata ogni giorno". Numerose le denunce della donna ai Carabinieri, che tuttavia “dicevano ‘Signora, ci chiami quando la sta picchiando’. Inutile dire che non riuscivo mai a farlo”. Nel corso dell’intervista tutte le problematiche di Simone sono ricondotte alla figura paterna: quella di un uomo sempre pieno di debiti che non esitava a caricare sulla famiglia e sulla moglie, un uomo spesso ubriaco e violento anche con il figlio, “ma per cose anche giuste, che so: per un pallone lanciato troppo in alto, fino a rompere un vetro”. Sembrerebbe però che l’evento che ha scatenato un peggioramento nel carattere del 30enne sia stata la separazione dalla moglie, da cui ha anche una figlia: “Si è sentito abbandonato due volte. Prima da me, dieci anni fa, poi dalla moglie. Soffriva da morire”. Ora la paura più grande per la famiglia Borgese è quella che qualcuno voglia fare del male a Simone: "Ho paura che ci facciano del male – interviene la nonna Adriana - Questo quartiere è un paesino, ma qui c’è gente che lo vuole ammazzare. Se ce lo rimandano a casa come faremo, eventualmente, a fargli scontare qui i domiciliari? Non posso pensare che lo vengano a prendere per fargli del male…”. La confessione di Borgese - Nonostante la difesa della madre a pesare sulle spalle di Simone Borgese ci sono le sue stesse dichiarazioni al momento della confessione: “Non so cosa mi sia successo, ero molto nervoso quella mattina e mi sono sfogato su quella donna. Era così attraente. Sapevo che vicino a casa dei nonni c’era una strada chiusa. Ho chiesto alla donna di lasciarmi lì anziché sotto casa. Il prezzo della corsa era circa 30 euro. Sono balzato sul sedile davanti. Mi sono sbottonato i pantaloni ed è successo quello che è successo. L’ho costretta ad un rapporto orale. La violenza è stato un raptus improvviso, neanche io so perché l’ho fatto”. Le parole della tassista – A conferma della versione di Borgese ci sono anche le parole della tassista abusata “Avrebbe dovuto pagare poco più di una ventina di euro. Ha iniziato a gridare, offendermi, insultarmi. Ha voluto salire sul sedile davanti per controllare il tassametro. Appena entrato in auto dal lato del passeggero mi ha subito dato un pugno sul viso che mi ha fatto sbattere la testa sul finestrino. Con una mano continuava a spingermi la testa con violenza e con l’altra mi prendeva a schiaffi e pugni. Ad un certo punto mi ha afferrato per i capelli, avevo iniziato a sanguinare dal naso e quasi non ci vedevo più. Ricordo solo l’odore e il sapore del sangue che perdevo e avevo ovunque mentre abusava di me. Aveva una forza sovrumana e mi guardava fisso con due occhi spiritati. Temevo di morire”. Ora spetterà al giudice per le indagini preliminari fissare l’interrogatorio di garanzia. Nel frattempo però la donna non ha intenzione di rinunciare al suo lavoro, nonostante la terribile esperienza: “Quella sensazione di sentirmi davanti a lui inerme ed implorante mi ha distrutto. Piango di continuo ripensando a ciò che ho provato durante quella maledetta corsa in taxi. Tornerò a guidarlo, è il mio lavoro, non so quando ma ricomincerò”.