Selvaggia Lucarelli
Biglietto, cibo e wi fi sul Freccia Il manuale di sopravvivenza per chi viaggia
Visto che un Frecciarossa sotto le feste tocca più o meno a tutti come il parente deluso da Renzi e il nipote diciottenne che alle 21.21 della vigilia si alza da tavola per raggiungere gli amici al bar, vado a riassumere i punti fondamentali previsti dall’esperienza. a) Se non hai fatto i biglietti online e confidi nella macchinetta alla stazione, è bene che tu sappia che come prima cosa verrai assalito da un tizio appostato lì accanto il quale si offrirà di aiutarti nell’impresa. A quel punto, piuttosto ingenuamente e con aria seccata, tu replicherai che si tratta di fare un’andata per Cassino, non di hackerare il Pentagono. Rifiutato l’aiuto, sceglierai la meta e la classe. Qualora desiderassi scegliere anche i posti, sappi che se sceglierai il posto accanto a tuo figlio viaggerai in un posto singolo, se selezionerai il posto singolo probabilmente finirai in un salottino con dodici latitanti del cartello di Medellin e così via. b) Al momento del pagamento sii consapevole del fatto che le macchinette hanno un'impostazione marcatamente mafiosa, per cui si paga come dicono loro, a seconda di come gli gira quel giorno. Nella fattispecie, alcuni giorni decidono che vogliono solo contanti, altri che non leggono la tua carta, altri che metti il bancomat e lo leggono come carta, altri che metti la carta e ti chiedono il pin, altri che vogliono i rubli, altri una fideiussione bancaria, altri pretendono che si presenti Alemanno con una valigetta. c) Una volta su due il posto è occupato da un tizio che mentre vi dirigete verso di lui vi guarda col terrore con cui il testimone di un omicidio guarda il sicario avanzare nella sua direzione. A quel punto tirerete fuori il biglietto per verificare il posto, gli farete notare che è seduto al vostro posto e qui si va incontro a due situazioni tipo: o il tizio si alzerà irritato, farfugliando qualcosa di incomprensibile tipo «mi sposto mi sposto…tanto nella terra di mezzo ci incontriamo tutti» oppure vi offrirete di sedervi davanti a lui tanto è libero, solo che poi a Bologna salirà quello che ha il vostro posto e alla fine il tizio viaggerà in prima classe sul vostro sedile mentre voi a forza di slittare arriverete a Napoli legati al tetto del vagone ristorante. d) Quando vi sedete di fretta per far passare gente con i trolley, togliete immediatamente la rivista Frecciarossa dal sedile. Se non lo fate subito ve ne dimenticherete e viaggerete tre ore con la rivista sotto il sedere. Questa è la ragione per cui molti clienti del frecciarossa scendono a Roma con l’imbarazzante scritta stampata sulle chiappe: «Sempre aperti a nuove esperienze di viaggio». e) Il fattore cibo sul Frecciarossa è un’esperienza avvincente. In linea generale sappiate che nel bar un tramezzino costa all’etto circa il doppio di un etto di coca colombiana tagliata benissimo. Non ho ancora capito perché l’associazione consumatori si accorge se nella bolletta del gas ci vengono addebitati due centesimi in più del dovuto e non dice nulla del fatto che con il costo di un tubo di Pringles sui Frecciarossa si potrebbe risanare il Pil del Paese. In compenso, se viaggi in Executive, ti servono il pranzo ideato dallo chef Cracco. Splendida idea. Il punto è che con quello che costa viaggiare in executive, Cracco mi deve anche aspettare al binario e portarmi il trolley fino al taxi. f) Quando avete finito di mangiare e vi accingete a buttare la carta nel piccolo contenitore di rifiuti sotto al finestrino, sappiate che alla chiusura emetterà gli stessi decibel di un jet che rompe il muro del suono, per cui avvisate i compagni di scompartimento perché quelli sopra gli ottanta potrebbero essere colti da angina prima della fermata Bologna centrale. g) Il wifi del Frecciarossa funziona benissimo. Tra Roma Termini e Roma Tiburtina. Per il resto, cade più volte la linea wifi del Frecciarossa che quella di una telefonata intercontinentale tra Birmania e Lapponia. Oppure, se va, la velocità è tale che tenti di aprire Amazon a Firenze e a Napoli sei sull’homepage. h) Nessuno ha mai capito cosa sia il pnr e perché chiedano solo le ultime due cifre ma solitamente il controllore dice «Grazie» e se ne va prima che uno finisca di pronunciarle, per cui il sospetto che il pnr non esista e che uno potrebbe dire tanto FG come SS e aggiungere pure un «Heil Hitler» senza che nessuno abbia da ridire, è sempre molto forte. di Selvaggia Lucarelli