Palazzo Ducale di Cavallino
Lecce, in mostra 40 ritratti della società italiana tra '600 e '700
Nel Palazzo Ducale dei Castromediano di Cavallino di Lecce, la mostra Ritratto e figura. Dipinti da Rubens a Cades. Curata da Francesco Petrucci, Conservatore di Palazzo Chigi in Ariccia, la rassegna, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Cavallino, grazie all’impegno dell’onorevole Gaetano Gorgoni e alla collaborazione del Principe Fulco Ruffo di Calabria, si pone in continuità ideale ed è una prosecuzione in termini didattici e storico-artistici delle precedenti mostre Dipinti del Barocco romano da Palazzo Chigi in Ariccia e Dipinti tra Rococò e Neoclassicismo da Palazzo Chigi in Ariccia e da altre raccolte, tenutesi a Cavallino nel 2012 e nel 2013. La mostra presenta 40 ritratti di principi, cardinali e figure di spicco della società italiana tra Seicento e Settecento, oltre a filosofi, santi, artisti e figure popolari, suddivisi in due sezioni, in gran parte formate da opere inedite o mai esposte al pubblico. Oltre a dipinti provenienti da importanti musei e istituzioni pubbliche (Ariccia, Palazzo Chigi; Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica, Palazzo Corsini; Roma, Accademia Nazionale di San Luca), vengono presentate anche opere poco note appartenenti a collezioni private, caratterizzate da qualità molto elevata e firmate dai massimi ritrattisti attivi tra primo Seicento e fine Settecento. Nella prima sezione sono riuniti “ritratti reali”, raffiguranti personaggi di cui si conosce in molti casi l’identità e che gli artisti ritrassero dal vero, cogliendone la fisionomia e la psicologia. Accanto a questa produzione esiste una ritrattistica più intima e individuale, che prende avvio dalla ritrattistica naturalistica di tradizione caravaggesca. Sono comprese in questa sezione anche “teste di carattere”, cioè studi fisiognomici di volti, nati come studi autonomi o in funzione propedeutica a composizioni più grandi di soggetto sacro e profano. Alcuni ritratti sono riconducibili piuttosto a tipologie sociali, spesso di estrazione popolare, che a personaggi individuabili, e sono realizzati seguendo modelli reali, in parte trasfigurati, sconfinando spesso nella pittura di genere. La seconda sezione è costituita da “ritratti ideali e allegorici”, raffiguranti personaggi realmente vissuti, ma le cui effettive fisionomie non sono note e furono create dagli artisti sulla base di testimonianze scritte o di interpretazioni iconografiche consolidate. Rientrano in questa tipologia ritratti di santi, come san Pietro o san Paolo, o ritratti di filosofi dell’antichità. Se il fine dell’arte barocca è quello di educare, convincere e commuovere attraverso gli strumenti della tecnica e dell’immaginazione, facendo ricorso all’allegoria e alla metafora celebrativa, i ritratti di pontefici, monarchi e principi eseguiti nel corso di due secoli rientrano appieno in tale categoria estetica. Sono “ritratti monumento”, destinati a eternare i personaggi in posa, destando ammirazione e nel contempo soggezione, a essere un monito per chi li ammira, nell’esaltazione del prestigio e del potere assoluto di una sola classe sociale: l’aristocrazia. Ambientazioni opulente e fastose, ostentate senza alcuna remora morale, la ricchezza della materia e il gusto per il particolare decorativo, furono chiamati a collaborare al fine di esprimere le esigenze di prestigio e un potere che doveva sembrare caduto dal cielo, per volontà divina. Interessante è la presenza dell’unico ritratto dal vero sino ad oggi rintracciato di San Camillo de Lellis,per la prima volta esposto al pubblico e riferibile ad un ignoto pittore caravaggesco (secondo Röttgen identificabile con Antiveduto Gramatica), specializzato in teste di uomini celebri, nella cui bottega lavorò il Caravaggio appena giunto a Roma. Tra i dipinti più ragguardevoli il Ritratto di vecchio della (Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Corsini, Roma), modello per la figura di Gaspare nella Adorazione dei Magi del Museo del Prado, opera di Pietro Paolo Rubens, recentemente restaurato e portato all’attenzione degli studi e un inedito “Ritratto di uomo” di stretto ambito di Anton van Dyck, forse realizzato da un seguace genovese (collezione privata). Di notevole interesse iconografico ed artistico il Ritratto di Padre Niccolò Riccardi di Andrea Sacchi, ritenuto sino ad oggi perduto. Tra i ritratti ideali si segnala un Filosofo astrologo del periodo riberesco di Luca Giordano e un Sant’Andrea riferibile al periodo veneziano dello stesso artista, qui particolarmente influenzato da Tintoretto e da Tiziano. Inedito anche un Giobbe di Mattia Preti, opera mai esposta al pubblico, come pure una delicatissima Madonna di Carlo Maratta. Di grande sensualità è una nordica Maria Maddalena del pittore tedesco Ignazio Stern e un monumentale Venere e Adone di Francesco Trevisani (Collezione Lemme), l’opera profana di maggior respiro del grande pittore veneziano. Spiccano per qualità nell’ambito della pittura del ‘700 un sontuoso Ritratto di gentiluomo di Francesco Solimena e un San Filippo Neri di Corrado Giaquinto, proveniente da collezione privata inglese, anch’esso presentato in anteprima in questa occasione, oltre a virtuosistiche “teste di carattere” di Jacopo Chimenti detto L’Empoli e di Pietro Paolini, “figure allegoriche” di Andrea Casali, Giuseppe Maria Crespi, Marco Benefial, Giuseppe Cades. Oltre a quelle già citate in mostra figurano opere di Marcello Bacciarelli, Pietro Bellotti, Louis Gabriel Blanchet, Bernardino Capitelli, Carlo Cesi, Guglielmo Cortese, Placido Costanzi, Ercole Ferrata, Giovan Battista Gaulli, detto “il Baciccio”, Artemisia Gentileschi, H. Douglas Hamilton, Pier Francesco Mola, Antonio Odazzi, Pasqualino Rossi, Giusto Sustermans, Ferdinand Voet. Mostra storica di grande prestigio con opere eccelse che danno sicura misura della valenza del ritratto tra '600 e '700. di Carlo Franza