Assalto al cantiere in Val di Susa
Notav, cade l'accusa di terrorismo. Chiara, Claudio, Niccolò, Mattia condannati a 3 anni per danneggiamento
La corte d’assise di Torino ha assolto dall’accusa di aver agito con finalità di terrorismo i quattro attivisti No Tav di area anarchica a processo per l’assalto al cantiere della Torino-Lione del maggio 2013. Claudio Alberto, Niccolò Blasi, Mattia Zanotti e Chiara Zenobi, sono invece stati condannati a tre anni e mezzo di carcere ciascuno per danneggiamento e incendio di un compressore e per violenza a pubblico ufficiale. La corte ha ritenuto di assolvere i quattro imputati dall’accusa di aver agito con finalità terroristiche con la formula "perché il fatto non sussiste". Disposta anche una multa di cinquemila euro ciascuno e l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Urla "libertà libertà" hanno accolto dal pubblico nell’aula bunker del carcere di Torino la lettura del dispositivo. I compagni hanno anche scandito altri cori come "buffoni", "buffoni". I pm Rinaudo e Padalino avevano chiesto 9 anni e mezzo di reclusione. Abbracci tra il pubblico e anche tra gli imputati in carcere dal 9 dicembre 2013. Alle 17.30 è previsto un presidio in Val di Susa. La gioia degli imputati GUARDA IL VIDEO SU LIBEROTV I fatti - I fatti risalgono alla notte tra il 13 e il 14 maggio 2013, quando una trentina di persona, divisi in gruppi, attacca il cantiere dell’alta velocità con un fitto lancio di bottiglie incendiarie, bombe carte e petardi, provocando il danneggiamento di un compressore. Il 9 dicembre dello stesso anno, la Digos arresta i quattro militanti, tutti di area anarchica, e la Procura di Torino ipotizza per loro il reato di "attentato con finalità terroristiche". Un’accusa pesante, che solleva grandi proteste nel movimento No Tav, sfociate in alcune manifestazioni pubbliche. Nel maggio 2014 gli avvocati della difesa ricorrono in Cassazione contro la custodia cautelare dei quattro arrestati e i giudici della Corte suprema, pur confermando la detenzione, sollevano perplessità sull’applicazione del reato di terrorismo, escludendo di fatto il grave danno allo Stato. Poco dopo ha inizio il processo nell’aula bunker del carcere di Torino e nell’udienza di settembre gli imputati ammettono di aver partecipato all’assalto, escludendo però finalità terroristiche. A novembre, i pm Rinaudo e Padalino chiedono 9 anni e mezzo di reclusione, confermando la matrice terroristica dell’assalto.Si arriva così alla sentenza di stamattina, che se da un lato conferma i reati di danneggiamento, fabbricazione, trasporto di armi e resistenza a pubblico ufficiale, dall’altro esclude l’attentato terroristico. A fine pronunciamento fra il pubblico presente in aula si alzano urla di gioia, mentre gli imputati, confinati nella stessa gabbia, si abbracciano e salutano amici e parenti.