Veleni in toga
Procura di Milano, l'ultima accusa di Bruti Liberati contro Alfredo Robledo: "Sua moglie lavora all'Expo"
Riguarda una donna l'ultimo veleno alla Procura di Milano tra Edmondo Bruti Liberati e Alfredo Robledo, il procuratore capo e il sostituto procuratore ai ferri corti da quest'estate. L'indiscrezione, rilanciata da Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera, riferisce di una segnalazione di Bruti Liberati al Csm e al Consiglio giudiziario in cui fa riferimento a Corinna Di Marino, moglie dell'ex capo del pool anti-tangenti Robledo, avvocato amministrativista a libro paga dell'ufficio legale di Expo 2015. Secondo Bruti Liberati, in sostanza, ci sarebbe stato un conflitto d'interessi tra la posizione di Robledo, che doveva indagare proprio sulle tangenti e gli appalti collegati all'evento milanese e la sua relazione sentimentale con la coniuge, sposata lo scorso 10 luglio. Da qui la decisione di Bruti di rimuovere Robledo a sorpresa e spedirlo a capo del pool "esecuzione delle pene", motivata con accuse ben più gravi. Assunta a 60.000 euro l'anno - Un "pretesto", avrebbe definito Robledo la spiegazione di Bruti riguardo a quella rimozione, peraltro bocciata dal Consiglio giudiziario lo scorso 28 ottobre in quanto giudicata come "esautoramento usato per risolvere in modo improprio l'esistenza di un conflitto". Secondo Robledo, a quanto riporta il Corriere, la moglie operava in una nicchia estranea alle indagini. La Di Marino, avvocato dal 2009, si è cancellata dall'Albo il 278 ottobre 2014, negli stessi giorni in cui Bruti aveva scritto al commissario dell'Expo Giuseppe Sala per chiedere delucidazioni sulla posizione dell'avvocatessa. La moglie di Robledo, secondo quanto riferito dal commissario, nel settembre 2013 ha risposto a un bando online, ha superato la selezione e i colloqui ed è stata assunta con contratto co.co.pro. fino al 2015 a 60mila euro lordi l'anno. Tra l'altro, ha aggiunto Robledo in risposta a Bruti, fino al 2013 la Di Marino ha sempre operato come avvocato amministrativista e quindi senza possibilità di conflitto d'interessi con l'attività dello stesso Robledo. Da qui la mancata comunicazione a Bruti del loro rapporto sentimentale, come d'obbligo entro i 60 giorni per i magistrati della Procura di Milano.