Alluvione in Liguria

Genova, è arrivata prima un'altra alluvione che i risarcimenti per quella del 2011

Lucia Esposito

Regna ancora la paura a Genova e in Liguria. Alla disperazione di chi ha perduto tutto, si aggiungono l’allerta 2 in vigore fino a mezzogiorno di domani, gli allagamenti a Camogli e a Rapallo, il fiume Entella a rischio esondazione mentre il Fereggiano e il Bisagno sono ancora oltre il livello di guardia. Si contano almeno 200 milioni di danni alle sole strutture pubbliche e oltre 100 criticità in tutto il territorio comunale del capoluogo ligure. Sono per la maggior parte voragini e smottamenti, che in alcuni casi richiedono interventi di massima urgenza. Per il monitoraggio il Comune ha messo in campo 50 tecnici per tutto il territorio. Ieri sono stati impiegati 290 volontari della protezione civile del Gruppo Genova, affiancati da quelli di Anpas, Croce rossa, le associazioni d’arma dei carabinieri e degli alpini e dai gruppi dei Comuni limitrofi. Da stamane saranno impiegati anche i lavoratori cassaintegrati Ilva che hanno aderito ai progetti di lavori socialmente utili. Intanto, sono pù di 100 gli sfollati da edifici a rischio sul territorio del Comune di Genova, anche se molti hanno trovato sistemazioni presso amici e parenti e 35 sono ospitati in albergo. L’assessore ai servizi sociali Emanuela Fracassi invita chi è in necessità a chiamare il numero verde della protezione civile del Comune di Genova componendo il numero 800177797 per essere sistemati a spese del Comune di Genova». Per aiutare i commercianti e gli artigiani a riprendere la loro attività e ripulire le strade, tornano nelle strade con pale, carriole, secchi e spazzoloni, gli «angeli del fango» del 2001. Delle due ragazze che ieri mattina hanno accusato un malore mentre spalavano fango, una resta grave ed è tuttora ricoverata in rianimazione all’ospedale Galliera dopo essere stata rianimata dal 118 in seguito a un arresto cardiaco. La seconda giovane, che si è sentita male in strada in seguito probabilmente alla puntura di un insetto e a una conseguente reazione allergica, invece sta meglio. Al lavoro, c’è anche Luca Antonini, calciatore del Genoa. Le loro magliette con la scritta: «Non c’è fango che tenga» hanno tre anni, ma riportano la speranza a chi, con la piena del Bisagno, ha visto distrutti i propri negozi, i supermercati, i magazzini, i ristoranti, i fast food. Le associazioni di categoria stanno contando i danni, per girare poi il conto alle istituzioni. C’è tempo per i calcoli, perché per ora non si vede nessuna autorità civile fra la gente, nei quartieri colpiti. Temono la protesta popolare che si scatenò tre anni fa contro Marta Vincenzi, allora primo cittadino di Genova, in visita ai quartieri colpiti. Quel coraggio che manca agli amministratori, lo dimostra soltanto il cardinale Angelo Bagnasco. È il vescovo della città, oltre che il presidente della Conferenza Episcopale Italiana che ha appena stanziato un milione di euro dall’8 per mille per venire incontro alle necessità della gente. Ha abbandonato i lavori del Sinodo sulla famiglia che sta svolgendosi a Roma per venire a inzaccherarsi le scarpe e l’abito e affrontare le lamentele di fedeli e non, che gli chiedono di raccogliere fondi in loco, senza affidarli a intermediari. Non si fidano più, come è comprensibile, benché un commerciante quarantenne, padre di un bimbo di cinque anni, gli confidi: «La scorsa alluvione ci siam salvati solo tramite don Mario e la Curia, che son gli unici ad averci aiutati». Il prelato va a celebrare la messa nella parrocchia di San Gottardo a Molassano e mentre è in visita fra Borgo Incrociati e via Canevari, riceve anche una telefonata da Papa Francesco, che s’informa sulla situazione. Con la sua mitezza, Bagnasco si fa interprete autorevole di chi sfoga urlando la propria rabbia: «Servono interventi massicci da parte delle amministrazioni, statali e locali, e tempestivi. È vergognoso che le burocrazie, di qualsiasi tipo siano, blocchino fondi che ci sono e che sono necessari per risolvere questi problemi o per venire incontro a queste persone che veramente soffrono». Poi commenta amaramente: «L’altra volta, mi hanno detto, non è stato fatto niente tranne tanto volontariato, che è lodevole, ma per riprendere le attività non è sufficiente. La gente reagisce sempre, con forza, generosità, determinazione e caparbietà ma non bisogna confidare sulle energie spirituali, morali e psicologiche senza fine, bisogna che la città reagisca insieme, e si faccia presente». Oggi tornerà a celebrare nella zona colpita, nella chiesa parrocchiale di via Canevari.  Andrea Morigi