Il commento
Facci: Finitela con l’orsa Daniza non è un film della Disney
Da mesi seguo la stampa locale (per varie ragioni) e certo non mi è sfuggita la giustificata attenzione che in provincia è data agli animali: cani, gatti, orsi, cerbiatti, camosci, daini, cervi, stambecchi, lupi, volpi, cinghiali, persino linci, non avete idea di quanti animali circolino in questo Paese e quanto la gente li ami (e soffra) come accade a me, che ho la casa ridotta a uno zoo. Ancora ieri, per dire, affioravano notizie dell’orso M25 (che non è un mitra, l’hanno chiamato così) il quale impazza tra l’Italia e la Svizzera e nel giugno scorso ha osato divorare l’asina di Obtero Beti, il presidente del comitato anti-orso in Valposchiavo: in tutto ha sbranato quattro asini e una pecora (li ha sbranati l’orso, non Obtero Beti) mentre dall’Abruzzo, sempre ieri, giungeva notizia che un contadino è entrato nel pollaio e ha trovato un orso marsicano: si è spaventato e ha picchiato la testa, ma se a picchiarla fosse stato l’orso avrebbe fatto più notizia, senz’altro. Perché il punto è sempre questo: che cosa si decide che debba fare notizia, e quanto, invece, i giornalisti inseguano gli umori o quanto li vellichino prima che un tema torni a inabissarsi. Leggi la risposta di Massimo De' Manzoni: "No, è una storia di uomini e di politica fuori di senno" I giornali locali, ieri, hanno dedicato all’orsa Daniza uno spazio tutto sommato esiguo: «Cattura con tragedia, non regge all’anestetico e muore» titolava il Cittadino di Lodi, perché ci sono abituati, parlano di storie del genere con certa assiduità. L’altro giorno nel lecchese hanno trovato dei gatti impiccati all’oratorio, nel lodigiano invece hanno dato fuoco a un gattile pieno di cuccioli: orrendo, ma il fatto che una notizia assurga a ribalta nazionale dipende da logiche che sfuggono ai più. Per l’orsa, per Daniza, siamo impazziti tutti, e tutti i giornali sparavano la notizia in prima pagina. Il Corriere aveva due pagine intere e si leggevano titoli come «La caccia», «Fare chiarezza», «Un affare di Stato», «Un caso politico», «Qualcuno deve pagare», e infiniti commenti di gente che in vita sua non ha mai visto un animale che non fosse sua moglie. Sul Messaggero, perlomeno, intervistavano un veterinario che ha spiegato che narcotizzare orsi e lupi è normale, è una pratica che avviene migliaia di volte l’anno: l’incidente può capitare, se è vero che di anestesia muore anche tanta gente negli ospedali e se è vero che la stessa Daniza era stata anestetizzata altre volte. E io sono contento se lo psicodramma dell’orsa potrà servire a evidenziare dei paradossi umani e politici: quelli di chi importa degli orsi per favorire il turismo e poi li ammazza perché danneggiano il turismo, per esempio. I pretesti servono a questo: a parlare delle cause a non solo delle conseguenze. Ma i giornali, ieri, non parlavano di questo. I giornali, ieri, hanno indugiato su quell’animalismo disneyano che s’intenerisce per un’orsa coi cuccioli solo perché somiglia a un giocattolo o a un soggetto da cartoons. I giornali hanno prestato il fianco alla milionesima «rivolta del web» (che finisce ogni sera, spegnendo il computer) prima di tornare a inseguire la cellulite della Boschi o i selfie di Renzi. Tra le duemila interviste comparse sui giornali (che hanno dato spazio anche agli animalisti più imbecilli, tipo quelli che hanno minacciato l’incauto che nell’agosto scorso era stato aggredito dall’orsa) mancava per esempio la voce degli allevatori che si ritrovano gli animali sbranati, o degli albergatori che in Trentino temono che i turisti amino gli orsi meno dei lettori del Corriere. Mancava una bella intervista ai responsabili di un ripopolamento (di orsi) che forse è sfuggito di mano, o forse no, boh, insomma ci dicano. I problemi esistono e spesso sono complessi: ma da due giorni va in onda soltanto un puerile cartone animato. di Filippo Facci