L'indagine
Yara, Bossetti e le ricerche sul web: lui chiama in causa il figlio
Accusato di aver cercato "tredicenni" sul web: Massimo Bossetti si giustifica chiamando in causa suo figlio. Un ragazzino che, però, quella mattina era a scuola mentre il muratore era assente dal cantiere e presumibilmente a casa. Gli inquirenti sostengono che le parole dell'uomo siano poco convincenti. Intanto i legali di Bossetti continuano a smentire accessi a siti pedopornografici, ma ammettono di dover attendere l'esito degli esami informatici richiesti ai consulenti di parte. Ma secondo le analisi disposte dalla procura, infatti, quel pc (in uso a tutta la famiglia) si sarebbe collegato almeno cinque volte a siti pedopornografici digitando la parola "tredicenni" seguita da descrizioni fisiche. In un caso la ricerca risulta essere avvenuta a maggio, un mese prima dell’arresto del muratore. La risposta dei legali - "Poiché sono esami ripetibili – ha spiegato Claudio Salvagni, difensore di Bossetti – verificheremo la circostanza con i nostri consulenti. Per ora non posso commentare in quanto sono indiscrezioni imprecise". Sulla ricerca della parola "tredicenni" il difensore fa notare che il muratore ha un figlio di quell’età.