Tutti a casa nostra

Italia, città invase dagli immigrati. E ne arrivano altri 50mila

Ignazio Stagno

I panni stesi sui rami degli alberi e un pezzo di cartone come giaciglio sull’erba: a Roma i profughi vivono anche così, sdraiati dove capita, con una busta di plastica come valigia e il cibo fornito dalla Caritas e dalle associazioni di volontariato. Ci sono rifugiati sistemati nelle strutture comunali, nelle arciconfraternite o in centri privati che partecipano al bando dell’accoglienza gestito dal Viminale, ma ci sono tanti altri che si sono presi enormi edifici asciati liberi, magari nel cuore della città, come a piazza Indipendenza, a due passi dalla stazione Termini, nel palazzone ex Ispra, e li occupano da mesi con famiglie intere e con la complicità dei movimenti per il diritto alla casa. Rifugiati, ma abusivi. Eppure con il frigo nuovo o l’Iphone di ultima generazione. Ora, la novità (si fa per dire) è che siamo in piena emergenza sbarchi e stanno arrivando qui da noi 50mila immigrati, che si aggiungono agli oltre 80mila già qui da inizio anno. Trattandosi di cifre importanti, il ministero dell’Interno ha lanciato l’allarme e ha chiesto a Comuni, Province e Regioni di partecipare all’accoglienza senza sottrarsi. L’Italia, del resto, è un Paese di frontiera, il primo approdo per chi arriva dall’Africa e il trattato di Dublino ci vincola, dicendo che come primo Paese d’asilo dobbiamo occuparci noi della tutela dei rifugiati, anche se poi questi decidessero di emigrare altrove. Peccato che da noi lo spazio cominci a essere al limite e che stare tra le bellezze italiche piaccia così tanto che poi solo una minima parte saluta il Belpaese per dirigersi in Germania o in Nord Europa. A Roma, ad esempio, si calcolano già circa 3mila profughi variamente distribuiti nei centri Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), il servizio centrale gestito da ministero dell’Interno ed enti locali. In pratica, un “secondo livello” rispetto ai grandi centri di prima accoglienza dove la popolazione in fuga dai massacri viene portata per l’identificazione e la richiesta di asilo non appena tocca il suolo italiano. Mille subito nel Lazio secondo il Campidoglio, ma dal Viminale filtra la cifra assai meno rassicurante di 6mila solo a Roma entro agosto. La speranza è che siano «diluiti» e che si possano usare ex caserme nell’hinterland e istituti religiosi. Impensabile saturare ancora di più il centro di Castelnuovo di Porto, quasi al collasso. L’assessorato alle Politiche Sociali di Roma -Capitale, guidato da Rita Cutini, fa sapere che un bando di gennaio ha aumentato da 250 a 2.851 i posti disponibili nei centri Sprar della città e che c’è ancora disponibilità per l’accoglienza visto che solo l’80% è stato coperto. Mentre su tutto il territorio nazionale da 3mila si è passati a 16mila posti Sprar, grazie a un consistente aumento di denaro per gli enti locali, vista la spesa media di 50 euro al giorno per ogni migrante. Il problema, però, è sempre dove metterli. Soprattutto nella Roma del sindaco Ignazio Marino che sprofonda nel degrado e fa rimpiangere gli anni che furono. Per i palazzi occupati, il Campidoglio prende tempo. Quanto, invece, ai migranti in arrivo, l’assessore Cutini, dopo un vertice in prefettura, ha assicurato: «Accoglieremo non più di 940 persone in tutto il Lazio. E le spese sono a carico del governo». Cioè nostre. Per l’ex sindaco Gianni Alemanno e per l’opposizione «sono troppi. Con nuovi immigrati la sicurezza nella Città Eterna è a rischio». di Brunella Bolloli